24.09.2019

L'essenza della fenomenologia. Fenomenologia filosofica


; direzione nella filosofia del 20 ° secolo, basata E. Husserlem .

I. Fenomenologia come concetto filosofico utilizzato per la prima volta nell'opera di I. Lambert "New Organon", dove denota una delle parti della dottrina scientifica generale, la teoria dell'apparenza (Theorie des Scheinens). Questo concetto viene poi ripreso da Herder, applicandolo all'estetica, e da Kant. Kant ebbe un'idea, che comunicò a Lambert: sviluppare una phaenomenologie generalis, cioè una phaenomenologie generalis. la fenomenologia generale come disciplina propedeutica che precederebbe la metafisica e assolverebbe il compito critico di stabilire i confini della sensibilità e di stabilire l'indipendenza dei giudizi della ragione pura. Nei Fondamenti metafisici primari delle scienze naturali, Kant definisce il significato e gli obiettivi della fenomenologia in un senso leggermente diverso. Essa è iscritta nella dottrina pura del movimento come quella parte di essa che analizza il movimento alla luce delle categorie della modalità, cioè della modalità. opportunità, caso, necessità. La fenomenologia acquista ora da Kant non solo un significato critico, ma anche positivo: serve a trasformare il fenomeno e il manifestato (movimento manifestato) in esperienza. Nella prima filosofia di Hegel, la fenomenologia (spirito) è intesa come la prima parte della filosofia, che dovrebbe servire da base per le restanti discipline filosofiche: logica, filosofia della natura e filosofia dello spirito (vedi. "Fenomenologia dello spirito" ). Nella filosofia matura di Hegel la fenomenologia si riferisce a quella parte della filosofia dello spirito che, nella sezione sullo spirito soggettivo, si colloca tra antropologia e psicologia ed esplora la coscienza, l'autocoscienza, la ragione ( Hegel G.V.F. Opere, vol.III. M., 1956, pag. 201–229). Nel 20 ° secolo il concetto e il concetto di fenomenologia hanno assunto nuova vita e nuovo significato grazie a Husserl.

La fenomenologia di Husserl è un campo ampio, potenzialmente infinito, di studi metodologici, nonché epistemologici, ontologici, etici, estetici, sociali e filosofici di qualsiasi argomento filosofico attraverso il ritorno ai fenomeni della coscienza e alla loro analisi. I principi fondamentali e gli approcci della fenomenologia di Husserl, che sostanzialmente mantengono il loro significato in tutte le fasi della sua evoluzione e, con tutte le riserve, sono riconosciuti in varie (anche se non tutte) modifiche della fenomenologia come direzione:

1) il principio secondo cui “ogni contemplazione originaria (originaria) data è la vera fonte della conoscenza”, Husserl chiama il “principio di tutti i principi” della filosofia (Husserliana, inoltre: Hua, Bd. III, 1976, S. 25 ). Il documento programmatico della fenomenologia antica (Introduzione al primo numero dell'Annuario della fenomenologia e della ricerca fenomenologica) affermava che «solo attraverso un ritorno alle fonti originarie della contemplazione e alle intuizioni delle essenze (Wesenseinsichten) da esse attinte possono le grandi tradizioni della filosofia sia preservata e rinnovata”; 2) svolgendo l'analisi fenomenologica, la filosofia deve diventare una scienza eidetica (cioè scienza delle essenze), circa a discrezione dell'ente (Wesensschau), per orientarsi verso il quale è innanzitutto necessario formare un atteggiamento specifico, una motivazione (Einstellung) di interesse di ricerca, opposto all’ingenuo “atteggiamento naturale”, tipico sia della vita quotidiana che delle “scienze fattuali” di il ciclo delle scienze naturali (Hua, III, S. 6, 46, 52). Se il mondo in un atteggiamento naturale appare come “un mondo di cose, beni, valori, come mondo pratico”, come una realtà presente, direttamente data, allora in un atteggiamento fenomenologico edeico la “datità” del mondo è chiamata proprio in questione, richiedendo un’analisi specifica; 3) la liberazione dall'atteggiamento naturale richiede l'uso di speciali procedure metodologiche di natura “purificante”. Questo metodo è riduzione fenomenologica . "Noi priviamo la tesi generale dell'atteggiamento naturale della sua efficacia mettendo subito tra parentesi tutto e tutti ciò che copre nell'ottica - quindi priviamo di significato l'intero "mondo naturale"" (Hua, III, S. 67). Il risultato dell'esecuzione della riduzione fenomenologica è il movimento della “coscienza pura” verso il terreno della ricerca; 4) La “coscienza pura” è un'unità complessa modellata dalla fenomenologia elementi strutturali e le relazioni essenziali della coscienza. Questo non è solo l’oggetto dell’analisi della fenomenologia, ma anche il terreno sul quale il trascendentalismo di Husserl richiede la traduzione di ogni problematica filosofica. L'originalità e il significato teorico della fenomenologia risiedono nella costruzione di un modello di coscienza a più livelli e mediato in modo complesso (catturando le caratteristiche reali della coscienza, esplorando analiticamente ciascuna di esse e la loro intersezione utilizzando una serie di procedure specifiche del metodo fenomenologico), nonché in una speciale interpretazione teorico-cognitiva, ontologica, metafisica di tale modello; 5) le principali caratteristiche modellistiche della coscienza pura e, di conseguenza, le procedure metodologiche utilizzate nella loro analisi: (1) l'attenzione è focalizzata sul fatto che la coscienza è un flusso irreversibile che non è localizzato nello spazio; il compito è catturare metodologicamente il flusso di coscienza per descriverlo, in qualche modo trattenerlo (mentalmente “nuotare con il flusso”), nonostante la sua irreversibilità, tenendo conto allo stesso tempo del suo relativo ordine, strutturazione, che ci consente di isolare le sue unità integrali per l'analisi, fenomeni ; (2) la fenomenologia si muove costantemente da un fenomeno completo e direttamente sperimentato a un fenomeno “ridotto”. “Ogni esperienza mentale sulla via della riduzione fenomenologica corrisponde a un fenomeno puro che mostra la sua essenza immanente (presa separatamente) come dato assoluto” (Hua, Bd. II, 1973, S. 45). Per ridurre un fenomeno, tutte le caratteristiche empiricamente specifiche vengono mentalmente e metodicamente “tagliate fuori” da esso; poi c'è un movimento da un'espressione linguistica al suo significato, da significato a significati, cioè. agli oggetti posti, intenzionali (il percorso del volume II "Ricerca logica" ); (3) nel processo di analisi intenzionale fenomenologica si realizza una combinazione di essenzialmente analitico, eidetico, nel linguaggio di Husserl, cioè procedure sia a priori che descrittive, cioè un movimento verso l'autodonazione intuitiva della coscienza, la capacità di discernere attraverso di esse le essenze (sull'esempio della logica pura e della matematica pura, ad esempio, la geometria, che ci insegna a vedere attraverso una figura geometrica disegnata la corrispondente essenza matematica generale e con essa il problema, il problema, la soluzione); si fa affidamento su entità correlative di “esperienze pure”, cioè idee, pensieri, immaginazioni, ricordi; (4) intenzionalità come tratto essenziale della fenomenologia è l'analisi intenzionale come studio specifico, separatamente e nella loro intersezione, di tre aspetti: gli oggetti intenzionali (noema, plurale: noema), gli atti (noesis) e il “polo del Sé”, da cui l'intenzionalità flusso delle procedure; (5) Husserl nelle sue opere successive introduce ampiamente nella fenomenologia il tema della costituzione (costituzione) come ricostruzione attraverso la coscienza pura e i suoi fenomeni ridotti delle strutture di una cosa, cosa, corpo e corporeità, spirito e spirituale, il mondo come un'intera; (6) ugualmente, sulla base di un'analisi multilaterale del “puro Sé” (che si sviluppa in un'intera sottodisciplina fenomenologica, l'egologia), la fenomenologia costituisce il tempo del mondo attraverso la temporalità (Zeitlichkeit) come proprietà della coscienza, costituisce l'intersoggettività, cioè. altri sé, i loro mondi, le loro interazioni; (7) La tarda fenomenologia introduce anche temi di profilazione "mondo della vita" , le comunità, il telos della storia come tale (nel libro "La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale" ). Nelle sue opere successive, Husserl introduce un aspetto genetico nella fenomenologia. Divide tutte le sintesi effettuate dalla coscienza in attive e passive. Sintesi attive (sono state discusse principalmente in "Indagini logiche") - cioè i risultati dell'attività del Sé, formazioni [strutturali] unificate (Einheitsstiftungen), che acquistano un carattere oggettivo, ideale. Grazie ad essi si ha un'unità di esperienza riguardo al mondo e riguardo all'Io come sé (Ich-selbst). Le sintesi passive sono: 1) coscienza cinestetica, cioè coscienza associata ai movimenti del corpo: con il loro aiuto si costituiscono i campi sensoriali e lo spazio del mondo della vita; 2) associazioni con l'aiuto delle quali si formano le prime strutture del “campo sensoriale”. In questo nuovo aspetto, la fenomenologia delinea un programma profondo e interessante per lo studio dell'oggettività generale e universale (sintesi attiva) e delle forme “inferiori”, ambivalenti, dell'oggettività della coscienza, precedentemente chiamate sensibilità (sintesi passiva). La fenomenologia include sempre più nell’orbita delle sue ricerche temi come la “cinestesia” (mobilità) del corpo umano, costituzione coscienza delle cose “fisiche” e della cosa come tale. Di conseguenza, Husserl e i suoi seguaci sono sempre più interessati ad atti “primordiali” della coscienza come la percezione sensoriale diretta. Finora abbiamo parlato di fenomenologia nel suo senso stretto, di come E. Husserl l'ha creata e modificata e di come è stata (selettivamente e criticamente) percepita dai suoi seguaci più fedeli.

II. La fenomenologia non è mai stata una direzione fenomenologica unica e omogenea. Ma possiamo parlarne come di un “movimento fenomenologico” (G. Spiegelberg), di fenomenologia nel senso ampio del termine. La prima fenomenologia in Germania all'inizio del XX secolo. è nata parallelamente alla fenomenologia di Husserl, e ne ha poi sperimentato l'influenza. Così, i rappresentanti del circolo dei fenomenologi di Monaco (A. Pfender, M. Geiger) iniziarono sviluppi legati a Husserl, sotto l'influenza di K. Stumpf, H. Lipps; poi – in temporanea collaborazione con Husserl – affrontarono alcuni temi fenomenologici, soprattutto il metodo del “discernimento delle essenze”. Nella fenomenologia di Husserl, erano più attratti da momenti come un ritorno all’“autodonazione” intuitiva e contemplativa della coscienza e dalla possibilità attraverso di essi di giungere a una verifica intuitivamente ovvia dei significati. Gli studenti di Gottinga e i seguaci di Husserl, guidati da A. Reinach (X. Conrad-Martius, D. von Hildebrand, A. Koyre, ecc.) accettarono e compresero la fenomenologia come un metodo strettamente scientifico di osservazione diretta delle essenze e rifiutarono l'idealismo fenomenologico di Husserl come visione trascendentalista, carica di soggettivismo e solipsismo del mondo, dell'uomo e della conoscenza. Hanno esteso la fenomenologia agli studi esistenziali, ontologici, etici, storici, scientifici e di altro tipo.

Nell'insegnamento di M. Scheler, che fu influenzato da Husserl, così come dai fenomenologi di Monaco e Gottinga, ma che presto intraprese un percorso di sviluppo indipendente, la fenomenologia non è né una scienza speciale né un metodo rigorosamente sviluppato, ma solo una designazione dell’atteggiamento di visione spirituale in cui si guarda (er-schauen) o si sperimenta (er-leben) qualcosa che rimane nascosto senza questo atteggiamento: “fatti” di un certo tipo. I derivati ​​dei fatti fenomenologici sono fatti “naturali” (dati da sé) e fatti “scientifici” (costruiti artificialmente). Scheler ha applicato la sua comprensione della fenomenologia come “condurre alla contemplazione”, la scoperta e la divulgazione di fatti fenomenologici allo sviluppo della fenomenologia dei sentimenti di simpatia e amore, valori e volontà etica, forme di conoscenza e cognizione interpretabili sociologicamente al centro, dunque, c’era la fenomenologia dell’uomo, la personalità umana, “eterna nell’uomo”.

L'ontologia di N. Hartmann contiene anche elementi fenomenologici. Egli è solidale (ad esempio nell'opera Grundzüge einer Metaphysik der Erkenntnis. V., 1925, S. V) con conquiste della fenomenologia come la critica dell'empirismo, dello psicologismo, del positivismo, come difesa dell'oggettività, dell'indipendenza del pensiero. logico, come ritorno alla “descrizione essenziale”. «Abbiamo metodi per una descrizione così essenziale nei procedimenti della fenomenologia» (C. 37). Ma pur approvando l'arsenale metodologico della fenomenologia, Hartmann rifiuta il trascendentalismo di Husserl e interpreta la fenomenologia nello spirito della sua filosofia ontologica del “realismo critico”: l'oggetto che chiamiamo intenzionale esiste al di fuori e indipendentemente dall'atto intenzionale. La conoscenza di un oggetto è la conoscenza di essere indipendenti dal soggetto (C. 51). Pertanto, la teoria della conoscenza è in definitiva rivolta non all'intenzionale, ma all'“in sé” (p. 110). Nella filosofia dell'allievo di Husserl, il filosofo polacco R. Ingarden, la fenomenologia era intesa come un metodo utile (Ingarden stesso lo applicò principalmente all'estetica e alla teoria letteraria); Tuttavia, l'interpretazione soggettivista-trascendentalista di Husserl del mondo, del Sé, della coscienza e dei suoi prodotti fu respinta.

Fuori dalla Germania Husserl per molto tempo era noto che andasse come autore di Ricerche logiche. Pubblicandoli in Russia ( Husserl E. Logical Studies, vol. 1. San Pietroburgo, 1909) è una delle pubblicazioni straniere relativamente precoci di quest'opera. (È vero, è stato tradotto e pubblicato solo il primo volume, che ha determinato per molti anni la percezione “logistica” della fenomenologia in Russia.) Hanno partecipato allo sviluppo e all’interpretazione critica della fenomenologia di Husserl già nei primi decenni del XX secolo. importanti filosofi russi come G. Chelpanov (la sua recensione della “Filosofia dell’aritmetica” di Husserl fu pubblicata nel 1900); G. Lanz (che apprezzò la disputa di Husserl con gli psicologi e sviluppò autonomamente la teoria dell'oggettività); S. Frank (già in “Il soggetto della conoscenza”, 1915, a quel tempo analizzava in modo approfondito e completo la fenomenologia di Husserl), L. Shestov, B. Yakovenko (che presentò al pubblico russo non solo il volume I di “Logical Investigazioni”, a lei familiare dalla traduzione, ma anche dal volume II, a dimostrazione della specificità della fenomenologia); G. Shpet (che diede una risposta rapida e vivida alle “Idee I” di Husserl nel libro “Apparenza e significato”, 1914) e altri la fenomenologia si diffuse maggiormente in Europa dopo la prima guerra mondiale grazie a filosofi come il teologo Hering . A causa della popolarità della fenomenologia antica in Russia, un ruolo speciale nella sua diffusione in Europa fu svolto da scienziati russi e polacchi che studiarono per qualche tempo in Germania e poi si trasferirono in Francia (A. Koyre, G. Gurvich, E. Minkovsky, A. Kozhev, A. Gurvich). L. Shestov e N. Berdyaev, sebbene critici nei confronti della fenomenologia e meno coinvolti nel suo sviluppo, furono anche coinvolti nella diffusione dei suoi impulsi ( SpiegelbergH. Il movimento fenomenologico. Un'introduzione storica, v. II. L'Aia, 1971, p. 402). Durante il periodo di Friburgo si formò un brillante circolo internazionale di studiosi attorno a Husserl e poi a Heidegger. Allo stesso tempo, alcuni fenomenologi (L. Landgrebe, O. Fink, E. Stein, poi L. Van Breda, R. Boehm, W. Bimmel) si prefissero come compito principale quello di pubblicare le opere e i manoscritti di Husserl, i loro commenti e interpretazione, in una serie di aspetti critici e indipendenti. Altri filosofi, dopo aver attraversato la scuola di Husserl e Heidegger, avendo ricevuto impulsi potenti e favorevoli dalla fenomenologia, hanno poi intrapreso la strada del filosofare indipendente.

L'atteggiamento di Heidegger nei confronti della fenomenologia è contraddittorio. Da un lato in “Essere e tempo” ha delineato il percorso che unisce fenomenologia e ontologia (con l’intento di mettere in luce le strutture “autorivelanti”, cioè riferite ai fenomeni, intuitivamente evidenti, dell’Esserci come essere-coscienza, qui -essendo). D'altronde, avendo ripreso lo slogan di Husserl «Ritorno alle cose stesse!», Heidegger lo interpreta più nello spirito di una nuova ontologia ed ermeneutica che nelle tradizioni della fenomenologia trascendentale, che tanto più quanto più viene criticata proprio per l’“oblio dell’essere”. Successivamente, dopo Essere e tempo, Heidegger, nel caratterizzare la specificità della sua filosofia, utilizzerà molto raramente il concetto di fenomenologia, attribuendogli piuttosto un significato metodologico specifico. Pertanto, nelle sue lezioni "Problemi fondamentali della fenomenologia", ha definito la fenomenologia uno dei metodi dell'ontologia.

Gli sviluppi più approfonditi e profondi dei problemi della fenomenologia moderna appartengono ai fenomenologi francesi della scuola esistenzialista J.-P Sartre (nei primi lavori - lo sviluppo del concetto di "intenzionalità", in "L'essere e il nulla" - il fenomeni dell'essere e dell'essere-nel-mondo), M. Merlot -Ponty (percezione fenomenologica - in connessione con i temi del mondo della vita, dell'essere-nel-mondo), P. Ricoeur (trasformazione, seguendo Heidegger, della fenomenologia trascendentalmente orientata nella fenomenologia ontologica, e poi nella fenomenologia “ermeneutica”, E. Levinas (costruzione fenomenologica dell'Altro), M. Dufresne (estetica fenomenologica).

Dopo la seconda guerra mondiale, la fenomenologia si diffuse diffusamente nel continente americano. I fenomenologi più importanti negli Stati Uniti sono M. Farber, che ha pubblicato la rivista “Philosophy and Phenomenological Research” (ed è ancora una pubblicazione popolare, che rappresenta la direzione logico-analitica della fenomenologia nell'ultimo decennio); D. Cairns (autore dell'utilissimo compendio “Guida per tradurre Husserl”. L'Aia, 1973; si tratta di un glossario trilingue dei termini fenomenologici più importanti); A. Gurvich (che sviluppò i problemi della fenomenologia della coscienza, criticò il concetto di Io di Husserl e contribuì allo sviluppo della filosofia e della psicologia del linguaggio orientate fenomenologicamente); A. Schutz (filosofo austriaco, autore del famoso libro “Der sinnhafte Aufbau der sozialen Welt”, 1932; emigrò negli USA e lì diede impulso allo sviluppo della sociologia fenomenologica); J. Wilde (che sviluppò la “fenomenologia realistica” ponendo l'accento sulla teoria fenomenologica del “corpo” e sulla teoria del mondo della vita); M. Natanzon (che applicò il metodo fenomenologico a problemi di estetica e sociologia); V. Earl (che ha sviluppato i problemi della fenomenologia della vita quotidiana, “fenomenologia degli eventi”); J. Eady (che sviluppò la fenomenologia del linguaggio e difese la versione “realistica” della fenomenologia); R. Sokolovsky (interpretazione della fenomenologia della coscienza e del tempo); R. Zaner (fenomenologia del corpo), G. Shpigelberg (autore dello studio in due volumi “Movimento fenomenologico”, che ha avuto diverse edizioni); A.-T Tymenetska (allievo di R. Ingarden, direttore dell'Istituto di ricerca fenomenologica, editore di “Analecta Husserliana”, fenomenologo della direzione esistenziale, occupandosi anche di problemi di fenomenologia della letteratura e dell'arte, fenomenologia della psicologia e psichiatria); fenomenologi della direzione analitica - H. Dreyfus (fenomenologia e intelligenza artificiale), D. Smith e R. MacIntyre (fenomenologia analitica e problemi di intenzionalità).

Nella Germania moderna, la ricerca fenomenologica si concentra principalmente (anche se non esclusivamente) attorno agli archivi di Husserl e ad altri centri di fenomenologia - a Colonia (i fenomenologi più importanti sono E. Strecker, W. Klasges, L. Eli, P. Jansen; attuale direttore dell'archivio è K. Düsing e altri), a Friburgo in Brisgovia, dove la fenomenologia si presenta sotto forma di fenomenologia esistenziale, a Bochum (scuola di B. Waldenfels), a Wuppertal (K. Held), a Treviri (E.V. Orth, pubblicando la rivista annuale "Phänomenologische Forschungen"). Anche i filosofi tedeschi stanno lavorando sui manoscritti di Husserl. Ma l'attività principale di pubblicazione di manoscritti, opere di Husserl (Husserliano), serie di studi fenomenologici (Phaenomenologica) è svolta sotto gli auspici dell'archivio di Lovanio. Per qualche tempo (grazie al lavoro di R. Ingarden) la Polonia fu uno dei centri dell'estetica fenomenologica, e in Cecoslovacchia, grazie all'eminente fenomenologo J. Patochka, furono preservate le tradizioni fenomenologiche.

Negli anni del dopoguerra, molta attenzione fu prestata dai ricercatori al tema “Fenomenologia e marxismo” (il filosofo franco-vietnamita Tran-duc-tao, il filosofo italiano Enzo Paci, il filosofo jugoslavo Ante Pazhanin e il ricercatore tedesco B. Waldenfels ha contribuito al suo sviluppo). La ricerca sulla fenomenologia, a partire dagli anni '60, è stata condotta attivamente in URSS (ricerca di V. Babushkin, K. Bakradze, A. Bogomolov, A. Bochorishvili, P. Gaidenko, A. Zotov, L. Ionin, Z. Kakabadze , M Kissel, M. Kule, M. Mamardashvili, Y. Matyusa, A. Mikhailov, N. Motroshilova, A. Rubenis, M. Rubene, T. Sodeiki, G. Tavrizyan, E. Solovyova, ecc.). Attualmente in Russia esiste una Società Fenomenologica, viene pubblicata la rivista “Logos”, e esistono centri di ricerca sulla fenomenologia presso l’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze e l’Università Statale Russa per gli Studi Umanistici (Vedi Analecta Husserliana, v. XXVII. Den Haag, 1989 - un ampio volume dedicato allo sviluppo della fenomenologia nell'Europa centrale e orientale). Fenomenologia (alleata all’esistenzialismo) in l'anno scorso si diffuse nei paesi asiatici (ad esempio, in Giappone - Yoshihiro Nitta; vedi Japanische Beiträge zur Phänomenologie. Freiburg - Münch., 1984).

Letteratura:

1. Boero Th. de. Lo sviluppo del pensiero di Hussel. L'Aia, 1978;

2. Marca G. Welt, Ich und Zeit. L'Aia, 1955;

3. Breda H.L., van TaminiauxJ.(Hrsg). Husserl e das Denken der Neuzeit. L'Aia, 1959;

4. Claesges U., Tenuto K.(Hrsg.). Prospettiva transzendentale-phänomenologischer Forschung. L'Aia, 1972;

5. Dimero A. Edmund Husserl. Versuch einer systematischen Darstellung seiner Phänomenologie. Meienheim am Glan, 1965;

6. DreyfusH.L.(Hrsg.). Husserl, Intenzionalità e scienze cognitive. Cambr. (Messa.) – L., 1982;

7. Eddie J.M. Parlare e significato. La fenomenologia del linguaggio. Bloomington-L., 1976;

8. La fenomenologia in America nella filosofia dell'esperienza, ed. di J.M.Edie. Chi., 1967;

9. Fink F. Studi sulla fenomenologia 1930-1939. L'Aia, 1966;

10. Tenuto K. Lebendige Gegenwart. Die Fragen der Seinsweise des transzendentalen Ich bei Edmund Husserl, entwickelt am Leitfaden der Zeitproblematik. L'Aia, 1966;

11. Kern I. Husserl e Kant. Eine Untersuchung über Husserls Verhältnis zu Kant und zum Neukantianismus. L'Aia, 1964;

12. Kern I. Einleitung des Herausgebers. – Husserl. Zur Phänomenologie der Intersubjektivität. Husserliana, Bd. XIII-XV. L'Aia, 1973;

15. Monanty J.N. Il concetto di intenzionalità. San Luigi, 1972;

16. Roth A. Ethische Untersuchungen di Edmund Husserl. L'Aia, 1960;

17. Seebohm Th. Die Bedingungen der Möglichkeit der Transzendentalphilosophie. Edmund Husserls transzendental-phänomenologischer Ansatz, dargestellt im Anschluß an seine Kant-Kritik. Bonn, 1962;

18. H.R.Sepp(Hrsg.). Edmund Husserl e l'azione fenomenologica. Friburgo, 1988;

19. Stroker E., Jansen P. Filosofia fenomenologica. Friburgo – Monaco, 1989;

20. Thugendhat E. Die Wahrheitsbegriffe bei Husserl und Heidegger. V., 1967;

21. Weidenfels V. Das Zwischenreich des Dialogs. Sozialphilosophische Untersuchungen in Anschluß an Edmund Husserl. L'Aia, 1971;

22. Wuchtel K. Bausteine ​​​​einer Geschichte der Philosophie des 20. Jahrhunderts. Vienna, 1995.

N.V.Motroshilova

Vadim Rudnev

Fenomenologia - (dal greco antico phainomenon - essere) - una delle aree della filosofia del ventesimo secolo, associata principalmente ai nomi di Edmund Husserl e Martin Heidegger.

La specificità della fenomenologia come insegnamento filosofico consiste nel rifiutare qualsiasi idealizzazione come punto di partenza e nell'accettare l'unica premessa: la possibilità di descrivere la vita spontaneamente significativa della coscienza.

L'idea principale della fenomenologia è la continuità e allo stesso tempo la reciproca irriducibilità, irriducibilità della coscienza, dell'esistenza umana, della personalità e del mondo oggettivo.

La principale tecnica metodologica della fenomenologia è la riduzione fenomenologica: lavoro riflessivo con la coscienza, volto a identificare la pura coscienza, o l'essenza della coscienza.

Dal punto di vista di Husserl, qualsiasi oggetto dovrebbe essere colto solo come correlato della coscienza (proprietà dell'intenzionalità), cioè percezione, memoria, fantasia, giudizio, dubbio, ipotesi, ecc. L'atteggiamento fenomenologico non è finalizzato alla percezione del noto e dell'identificazione di proprietà o funzioni ancora sconosciute di un oggetto, ma sul processo di percezione stesso come processo di formazione di un certo spettro di significati visti nell'oggetto.

“Lo scopo della riduzione fenomenologica”, scrive il ricercatore di fenomenologia V.I. Molchanov, “è scoprire in ogni coscienza individuale la pura concepibilità come pura imparzialità, che mette in discussione ogni sistema di mediazione già dato tra sé e il mondo. L'imparzialità va mantenuta in un atteggiamento fenomenologico non in relazione agli oggetti e ai processi del mondo reale, la cui esistenza non è messa in discussione - “tutto resta com'era” (Husserl), - ma in relazione ad atteggiamenti di coscienza già acquisiti. La coscienza pura non è coscienza purificata dagli oggetti, al contrario, la coscienza qui per la prima volta rivela la sua essenza come chiusura semantica con un oggetto imposto su di esso, dai tentativi di trovare la base della coscienza in ciò che non è coscienza - questa è l'identificazione e la descrizione del campo di coniugazione semantica diretta della coscienza e un oggetto, i cui orizzonti non contengono entità nascoste e non manifestate come. significati”.

Dal punto di vista fenomenologico (cfr. Linguaggio individuale nella filosofia di L. Wittgenstein), l'esperienza del significato è possibile al di fuori della comunicazione - in una vita mentale individuale, “solitaria”, e quindi l'espressione linguistica non è identica a Il significato, il segno è solo una delle possibilità – insieme alla contemplazione – di attuazione del significato.

La fenomenologia ha sviluppato il suo concetto originale di tempo. Il tempo è qui considerato non come oggettivo, ma come temporalità, la temporalità della coscienza stessa. Husserl ha proposto la seguente struttura della percezione temporale: 1) punto adesso (impressione iniziale); 2) ritenzione, cioè la ritenzione primaria di questo punto presente; 3) protensione, cioè aspettativa o anticipazione primaria, costituente “ciò che viene”.

Il tempo in fenomenologia è la base della coincidenza di un fenomeno e della sua descrizione, mediatore tra la spontaneità della coscienza e la riflessione.

Anche la fenomenologia ha sviluppato un proprio concetto di verità.

V.I Molchanov scrive a questo proposito: “Husserl chiama verità, in primo luogo, sia la certezza stessa dell'essere, cioè l'unità dei significati che esiste indipendentemente dal fatto che qualcuno la veda o no, sia l'essere stesso è il “soggetto” , realizzando la verità. ." La verità è l'identità di un oggetto con se stesso, "l'essere nel senso della verità": un vero amico, un vero stato di cose, ecc. In secondo luogo, la verità è la struttura di un atto di coscienza, che crea la possibilità di vedere lo stato delle cose esattamente così com'è, cioè la possibilità di identità (adeguatezza) del pensiero e dell'evidenza contemplata come criterio di verità non è un sentimento speciale che accompagna certi giudizi, ma l'esperienza di questa coincidenza. Per Heidegger la verità non è il risultato di un confronto di idee e non la corrispondenza dell'idea a una cosa reale; la via dell'esistenza umana, che si caratterizza come apertura […] L'esistenza umana può essere nella verità e non nella verità – la verità come apertura deve essere strappata, rubata all'esistenza […]. La verità è essenzialmente identica all'essere; la storia dell'esistenza è la storia del suo oblio; La storia della verità è la storia della sua epistemologia."

Negli ultimi decenni la fenomenologia ha mostrato una tendenza alla convergenza con altre direzioni filosofiche, in particolare con la filosofia analitica. La vicinanza tra loro si riscontra laddove si parla di significato, significato, interpretazione.

Bibliografia

Molchanov V.I. Fenomenapogia // Filosofia occidentale moderna: Dizionario, - M., 1991.

La fenomenologia è lo studio delle strutture della coscienza così come vengono vissute da una prospettiva in prima persona. La struttura principale dell'esperienza è la sua intenzionalità, la sua direzione verso qualcosa, poiché è un'esperienza di qualche oggetto o su di esso. L'esperienza è diretta verso un oggetto a causa del suo contenuto o significato (che rappresenta l'oggetto) insieme alle corrispondenti condizioni di possibilità di questo.

La fenomenologia come disciplina è distinta, ma correlata ad altre importanti discipline filosofiche come l'ontologia, l'epistemologia, la logica e l'etica. La fenomenologia è stata praticata per secoli in una varietà di forme, ma ha trovato la sua piena espressione all’inizio del XX secolo nelle opere di Husserl, Heidegger, Sartre, Merleau-Ponty e altri. Problemi fenomenologici di intenzionalità, coscienza, qualia e le prospettive in prima persona sono venute alla ribalta nelle discussioni sulla moderna filosofia della coscienza.

1. Cos'è la fenomenologia?

La fenomenologia è solitamente intesa in due modi: come una delle discipline filosofiche o come uno dei movimenti nella storia della filosofia.

La fenomenologia come disciplina può inizialmente essere definita come lo studio delle strutture dell'esperienza, o della coscienza. In senso letterale, la fenomenologia è lo studio dei “fenomeni”, l’apparenza delle cose, o le cose come appaiono nella nostra esperienza, o i modi in cui sperimentiamo le cose, e quindi i significati che le cose hanno nella nostra esperienza. La fenomenologia studia l'esperienza cosciente vissuta da una prospettiva soggettiva o in prima persona. Quest'area della filosofia deve quindi essere distinta dalle sue altre aree principali: ontologia (lo studio dell'essere, o di ciò che è), epistemologia (lo studio della conoscenza), logica (lo studio del ragionamento formalmente corretto), etica (lo studio studio delle azioni giuste e sbagliate), ecc., e correlato con essi.

La fenomenologia come movimento storico è una tradizione filosofica iniziata nella prima metà del XX secolo da Edmund Husserl, Martin Heidegger, Maurice Merleau-Ponty, Jean-Paul Sartre e altri. Questo movimento ha esaltato la fenomenologia come disciplina come il vero fondamento di tutto filosofia - in contrapposizione, ad esempio, all'etica, alla metafisica o all'epistemologia. I metodi e le caratteristiche di questa disciplina furono ampiamente discussi da Husserl e dai suoi seguaci; queste discussioni continuano ancora oggi. (La definizione di fenomenologia sopra riportata sarà quindi contestata, ad esempio, dagli heideggeriani, ma resta il punto di partenza per descrivere questa disciplina).

Nella moderna filosofia della mente, il termine “fenomenologia” è spesso usato solo per caratterizzare le qualità sensoriali della vista, dell’udito, ecc.: cosa vuol dire avere diversi tipi di sensazioni. Tuttavia, la nostra esperienza è solitamente molto più ricca di contenuti e non può essere ridotta alla sola sensazione. Di conseguenza, nella tradizione fenomenologica, la fenomenologia viene interpretata in modo molto più ampio e si occupa dei significati delle cose nella nostra esperienza, in particolare del significato degli oggetti, degli eventi, degli strumenti, del flusso del tempo, dell'individualità, ecc., nella misura in cui queste cose sorgono e vengono sperimentate nel nostro “mondo della vita”.

La fenomenologia come disciplina ha occupato un posto centrale nella tradizione della filosofia dell'Europa continentale per tutto il XX secolo, mentre la filosofia della mente è nata nella tradizione austro-anglo-americana della filosofia analitica che si è sviluppata nel corso del XX secolo. Ma in queste due tradizioni il carattere essenziale della nostra attività psichica veniva considerato in modo tale che le loro analisi si sovrapponevano. Di conseguenza, la prospettiva fenomenologica delineata in questo articolo terrà conto di entrambe le tradizioni. Il compito principale qui sarà quello di caratterizzare la fenomenologia come disciplina, entro i suoi confini moderni, pur rilevando la tradizione storica che ha portato all'indipendenza di questa disciplina.

Essenzialmente, la fenomenologia studia la struttura di vari tipi di esperienza: dalla percezione, pensiero, memoria, immaginazione, emozione, desiderio e volizione alla coscienza corporea, all'azione incarnata e all'attività sociale, inclusa l'attività linguistica. La struttura di queste forme di esperienza contiene di regola ciò che Husserl chiamava «intenzionalità», cioè la direzione dell'esperienza verso le cose del mondo, quella proprietà della coscienza per cui essa è coscienza di qualcosa o su qualcosa. Secondo la fenomenologia husserliana classica, la nostra esperienza è diretta verso le cose – le rappresenta o le “intende” – esclusivamente Attraverso concetti concreti, pensieri, idee, immagini, ecc. Costituiscono il significato o il contenuto della corrispondente esperienza presente e sono distinti dalle cose che rappresentano o significano.

La struttura intenzionale essenziale della coscienza, come scopriamo nella riflessione o nell'analisi, presuppone altre forme di esperienza che la completano. La fenomenologia sviluppa così un concetto complesso di consapevolezza del tempo (all’interno del flusso di coscienza), consapevolezza dello spazio (soprattutto nella percezione), attenzione (distinguendo tra coscienza focale e marginale, o “orizzontale”), consapevolezza dell’appropriazione dell’esperienza ( autoconsapevolezza, in uno dei significati), autoconsapevolezza (consapevolezza di sé), il sé nei suoi vari ruoli (come pensare, agire, ecc.), azione incarnata (inclusa la consapevolezza cinestetica del proprio movimento), scopo e intenzione nell'azione (più o meno esplicita), consapevolezza di altre persone (empaticamente, intersoggettivamente, collettivamente), attività linguistiche (inclusa la creazione di significato, comunicazione e comprensione degli altri), interazione sociale (inclusa l'azione collettiva) e attività quotidiana nel mondo della vita circostante noi (in ogni cultura particolare).

Inoltre, su un piano diverso, troviamo varie basi o condizioni di realizzazione - condizioni di possibilità - dell'intenzionalità, tra cui l'incarnazione, le abilità corporee, il contesto culturale, il linguaggio e altre pratiche sociali, il contesto sociale e gli aspetti contestuali dell'attività intenzionale. La fenomenologia ci conduce quindi dall'esperienza cosciente alle condizioni che la aiutano ad acquisire intenzionalità. La fenomenologia tradizionale si concentrava sulle condizioni soggettive, pratiche e sociali dell’esperienza. La moderna filosofia della mente, tuttavia, si è concentrata principalmente sul substrato neurale dell’esperienza, sul modo in cui l’esperienza cosciente e le rappresentazioni mentali o intenzionalità si basano sull’attività cerebrale. Rimane una questione impegnativa fino a che punto questi fondamenti esperienziali rientrino nell’ambito della fenomenologia come disciplina. Dopotutto, le condizioni culturali sembrano essere più strettamente legate alle nostre esperienze e alla nostra abituale autostima rispetto ai processi elettrochimici nel cervello, per non parlare degli stati quantomeccanici dei sistemi fisici con cui possiamo relazionarci. Si può dire con cautela che la fenomenologia, almeno in qualche modo, ci conduce ad alcune condizioni di fondo delle nostre esperienze.

2. La fenomenologia come disciplina

La fenomenologia come disciplina è definita dal suo campo di studio, dai metodi e dai principali risultati.

La fenomenologia studia le strutture dell'esperienza cosciente così come vengono vissute da una prospettiva in prima persona, nonché le condizioni rilevanti dell'esperienza. La struttura centrale dell'esperienza è la sua intenzionalità, il modo in cui è diretta verso qualche oggetto nel mondo - attraverso il suo contenuto o il suo significato intrinseco.

Tutti sperimentiamo diversi tipi di esperienza, tra cui percezione, immaginazione, pensiero, emozione, desiderio, volizione e azione. Quindi il campo della fenomenologia è un insieme di esperienze che comprende le tipologie citate (insieme ad altre). Le esperienze non sono solo relativamente passive, come quando vediamo o sentiamo, ma anche attive, come quando camminiamo, martelliamo un chiodo o calciamo una palla. (La portata dell’esperienza sarà diversa per ciascun tipo di essere cosciente; noi siamo interessati alla nostra esperienza umana. Non tutti gli esseri coscienti vogliono o possono praticare la fenomenologia come facciamo noi.)

Le esperienze coscienti hanno una caratteristica unica: noi Stiamo facendo esperienza loro, li viviamo o li realizziamo. Altre cose nel mondo che possiamo osservare e affrontare. Ma non li sperimentiamo nel senso di viverli o realizzarli. Questa caratteristica esperienziale o soggettiva - sperimentabilità - è una parte essenziale della natura o struttura dell'esperienza cosciente: come diciamo, "vedo/penso/farò/farò...". Questa caratteristica è una caratteristica sia fenomenologica che ontologica di ogni esperienza: è un elemento di ciò che significa sperimentare un'esperienza (fenomenologico) e un elemento di ciò che significa essere un'esperienza (ontologico).

Come dovremmo studiare l’esperienza cosciente? Ci stiamo pensando vari tipi sperimenta nello stesso modo in cui le viviamo noi. In altre parole, partiamo da un punto di vista in prima persona. Di solito, tuttavia, non caratterizziamo l'esperienza nel momento in cui si verifica. In molti casi siamo privati ​​di questa opportunità: stati di rabbia intensa o di paura, ad esempio, assorbono tutta l’attenzione mentale del soggetto. Avendo avuto una certa esperienza, acquisiamo piuttosto un certo background e familiarità con il tipo di esperienza corrispondente: ascoltare una canzone, guardare un tramonto, pensare all'amore, avere l'intenzione di saltare una barriera. La pratica fenomenologica presuppone tale familiarità con i tipi di esperienze che caratterizza. È anche importante che la fenomenologia si occupi di tipi di esperienze e non di esperienze fluide specifiche, a meno che non siamo interessati al loro tipo.

I fenomenologi classici praticavano tre metodi diversi. (1) Descriviamo un certo tipo di esperienza così come la troviamo nella nostra esperienza (passata). Perciò Husserl e Merleau-Ponty dicevano che basta descrivere l'esperienza. (2) Interpretiamo un particolare tipo di esperienza mettendolo in relazione con caratteristiche contestuali rilevanti. In questo senso, Heidegger e i suoi seguaci parlavano di ermeneutica, l’arte dell’interpretazione nel contesto, soprattutto sociale e linguistico. (3) Analizziamo la forma del tipo di esperienza. In generale, tutti i fenomenologi classici hanno analizzato le esperienze, evidenziandone le caratteristiche importanti per l'elaborazione.

Negli ultimi decenni questi metodi tradizionali si sono ramificati, ampliando la gamma dei metodi a disposizione della fenomenologia. Pertanto, nel modello logico-semantico della fenomenologia (4), specifichiamo le condizioni per la verità di un certo tipo di pensieri (quando, ad esempio, penso che i cani inseguono i gatti) o le condizioni per l'attuazione di un certo tipo di pensieri intenzioni (ad esempio, quando intendo o voglio saltare oltre una barriera). (5) Nel paradigma sperimentale delle neuroscienze cognitive, progettiamo esperimenti empirici volti a confermare o confutare la presenza di alcuni aspetti dell'esperienza (quando, ad esempio, uno scanner cerebrale mostra l'attività elettrochimica in una regione specifica del cervello che si ritiene sia supportare un particolare tipo di visione, emozione o controllo motorio). Questo tipo di “neurofenomenologia” suggerisce che l’esperienza cosciente si basa sull’attività neurale nell’azione incarnata nell’ambiente rilevante, mescolando la fenomenologia pura con la biologia e la fisica in un modo che non è del tutto congeniale agli approcci dei fenomenologi tradizionali.

Ciò che rende cosciente un’esperienza è la consapevolezza che il soggetto ha dell’esperienza nel momento in cui viene vissuta o compiuta. Questa forma di consapevolezza interna è stata oggetto di molti dibattiti, nel corso dei secoli, da quando il concetto di autoconsapevolezza di Locke, che sviluppò la coscienza cartesiana, sollevò la questione. coscienza, coscienza). Questa consapevolezza dell'esperienza consiste in una sorta di osservazione interna dell'esperienza, come se il soggetto stesse facendo due cose contemporaneamente? (Brentano ha sostenuto di no). Si tratta di una percezione di alto livello dell'attività mentale del soggetto o di un pensiero di alto livello su tale attività? (I teorici moderni hanno proposto entrambe le soluzioni.) O è un'altra forma di struttura essenziale? (Sartre prese questa posizione, basandosi sulle idee di Brentano e Husserl). Queste domande esulano dallo scopo di questo articolo, ma notiamo che i risultati dell'analisi fenomenologica menzionati delineano il campo di studio e la metodologia ad esso appropriata. Dopotutto, la consapevolezza dell'esperienza è una caratteristica distintiva dell'esperienza cosciente, una caratteristica che le conferisce un carattere soggettivo ed esperito. È la natura esperienziale dell'esperienza che rende possibile studiare l'oggetto di studio, vale a dire l'esperienza, da una prospettiva in prima persona, e tale prospettiva è un tratto caratteristico della metodologia della fenomenologia.

L'esperienza cosciente è il punto di partenza della fenomenologia, ma questa esperienza è graduale fino a fenomeni meno esplicitamente coscienti. Come hanno sottolineato Husserl e altri, siamo solo vagamente consapevoli delle cose ai margini o alla periferia dell’attenzione, e siamo solo implicitamente consapevoli dell’orizzonte più ampio delle cose nel mondo che ci circonda. Inoltre, come ha sottolineato Heidegger, nelle questioni pratiche, quando, ad esempio, camminiamo, battiamo un chiodo o parliamo la nostra lingua madre, non siamo esplicitamente consapevoli dei nostri schemi di azione abituali. Inoltre, come hanno notato gli psicologi, gran parte della nostra attività mentale intenzionale non è affatto cosciente, ma può diventarlo attraverso la terapia o le domande quando diventiamo consapevoli di come ci sentiamo o pensiamo riguardo a qualcosa. Dobbiamo quindi ammettere che il dominio della fenomenologia – la nostra stessa esperienza – si estenda dalle esperienze consce all’attività mentale semiconscia e persino inconscia, insieme alle relative condizioni di fondo implicite nella nostra esperienza. (Si tratta di questioni controverse; lo scopo di queste osservazioni è sollevare la questione di dove tracciare la linea di confine che separa il campo della fenomenologia dagli altri campi.)

Per un esercizio di base di fenomenologia, consideriamo una serie di esperienze tipiche che viviamo nella vita di tutti i giorni, prese da una prospettiva in prima persona.

  • Vedo un peschereccio che parte nel crepuscolo cadendo sull'Oceano Pacifico.
  • Sento il rumore di un elicottero che si avvicina all'ospedale.
  • Penso a quanto la fenomenologia sia diversa dalla psicologia.
  • Voglio che arrivino piogge calde dal Golfo del Messico, proprio come la scorsa settimana.
  • Immagino una creatura inquietante, come qualcosa uscito dal mio incubo.
  • Finirò il testo entro mezzogiorno.
  • Cammino con cautela attorno ai vetri rotti sul marciapiede.
  • Mando un rovescio diagonale con una torsione caratteristica.
  • Scelgo le parole per esprimere i miei pensieri durante una conversazione.

Queste sono caratteristiche vestigiali di alcuni tipi familiari di esperienza. Ogni frase lo è forma semplice descrizione fenomenologica, articolando nel russo quotidiano la struttura del tipo di esperienza così descritta. Il termine soggettivo “io” serve come indicatore della strutturazione dell’esperienza dal punto di vista in prima persona: l’intenzionalità deriva dal soggetto. Il verbo indica il tipo di attività intenzionale descritta: percezione, pensiero, immaginazione, ecc. Ciò che conta è il modo in cui gli oggetti coscienti sono rappresentati o intesi nelle nostre esperienze, in particolare il modo in cui vediamo, immaginiamo o pensiamo agli oggetti. Un’espressione oggettuale diretta (“una barca da pesca in partenza”) articola il modo in cui un oggetto è rappresentato nell’esperienza: il contenuto o il significato dell’esperienza, l’essenza di ciò che Husserl chiamava “noema”. Questa frase oggettiva, infatti, esprime il noema dell'atto descritto, nella misura in cui lo consentono le corrispondenti capacità espressive del linguaggio. La forma generale di questa frase articola la forma fondamentale dell'intenzionalità nell'esperienza: soggetto-atto-contenuto-oggetto.

Una ricca descrizione o interpretazione fenomenologica, come quella che troviamo in Husserl, Merleau-Ponty e altri, sarà molto diversa dalle semplici descrizioni fenomenologiche presentate sopra. Ma descrizioni così semplici rivelano una forma fondamentale di intenzionalità. Espandendo la descrizione fenomenologica, possiamo valutare la rilevanza del contesto dell'esperienza rilevante. E possiamo guardare alle condizioni di possibilità più ampie per un dato tipo di esperienza. Allo stesso modo, nella pratica fenomenologica, classifichiamo, descriviamo, interpretiamo e analizziamo le strutture delle esperienze secondo la nostra stessa esperienza.

In tali analisi interpretativo-descrittive delle esperienze, osserviamo direttamente che stiamo analizzando forme abituali di coscienza, esperienza cosciente di qualcosa. L’intenzionalità, quindi, occupa un posto chiave nella struttura della nostra esperienza, e la fenomenologia è in larga misura lo studio dei vari aspetti dell’intenzionalità. In questo modo esploriamo le strutture del flusso di coscienza, del sé duraturo, del sé incarnato e dell'azione corporea. Inoltre, nel pensare a come funzionano questi fenomeni, ci rivolgiamo all'analisi delle condizioni rilevanti che rendono possibili le nostre esperienze così come le abbiamo, e permettono loro di essere rappresentate e intese nel modo che è loro proprio. La fenomenologia porta quindi all'analisi delle condizioni di possibilità dell'intenzionalità, comprese le abilità e le abitudini motorie, le pratiche sociali di fondo e spesso il linguaggio con il posto speciale che occupa negli affari umani.

3. Dai fenomeni alla fenomenologia

L’Oxford English Dictionary offre la seguente definizione: “Fenomenologia. A. Scienza dei fenomeni altri dall'essere (ontologia). B. Il ramo di qualsiasi scienza che si occupa della descrizione e classificazione dei fenomeni. Dal greco phainomenon, fenomeno." In filosofia, questo termine è usato nel primo senso, sebbene le questioni relative alla teoria e alla metodologia siano controverse. In fisica e filosofia della scienza viene utilizzato nel secondo senso, anche se in questo ambito viene utilizzato solo sporadicamente.

Nel suo significato originario, quindi, la fenomenologia è lo studio fenomeni, cioè, letteralmente, fenomeni, non realtà. La filosofia ha avuto inizio con questa antica distinzione quando siamo usciti dalla caverna di Platone. Ma la fenomenologia come disciplina non si è sviluppata fino al XX secolo ed è ancora poco compresa in alcuni ambienti della filosofia moderna. Che tipo di disciplina è questa? E come è passata la filosofia dal concetto iniziale di fenomeno alla fenomenologia come disciplina?

Inizialmente, nel XVIII secolo, la “fenomenologia” era intesa come la teoria dei fenomeni essenziali per la conoscenza empirica, in primo luogo i fenomeni sensoriali. Il termine latino "Phenomenologia" fu introdotto da Christoph Friedrich Ettinger nel 1736. Successivamente il termine tedesco "Phänomenologie" fu utilizzato da Johann Heinrich Lambert, un seguace di Christian Wolff. In numerose opere, questo termine è stato utilizzato da Immanuel Kant e Johann Gottlieb Fichte. Nel 1807, G. W. F. Hegel scrisse un libro intitolato Phänomenologie des Geistes (il cui titolo è solitamente tradotto come Fenomenologia dello spirito). Nel 1889 Franz Brentano usò il termine per caratterizzare quella che chiamava “psicologia descrittiva”. Da qui Husserl prese questo termine per la sua nuova scienza della coscienza, il resto è noto.

Diciamo che diciamo che la fenomenologia studia i fenomeni: ciò che ci appare e i suoi fenomeni. Ma come comprendere i fenomeni? Il termine ha avuto una ricca storia nel corso dei secoli passati, nella quale possiamo trovare tracce della disciplina emergente della fenomenologia.

Se ragioniamo in chiave strettamente empirista, allora i dati sensoriali o qualia vengono presentati alla coscienza: o modelli delle sensazioni del soggetto (vedere il rosso qui e ora, sentire un solletico, sentire un basso rimbombante), o modelli sensoriali degli oggetti intorno a noi. nel mondo, ad esempio, i colori della vista e dell'olfatto (quelle che John Locke chiamava le qualità secondarie delle cose). Se pensiamo in modo strettamente razionalistico, allora le idee, “idee chiare e distinte” razionalmente formate (secondo l'ideale di René Descartes) appaiono alla coscienza. Nella teoria della conoscenza di Immanuel Kant, che combina obiettivi razionalistici ed empiristici, i fenomeni definiti come cose-come-sono o cose-come-sono-rappresentate (nella sintesi delle forme sensoriali e concettuali degli oggetti-come-sono -sono-conosciuti da noi) appaiono alla coscienza. Nella teoria della scienza di Auguste Comte, i fenomeni (fenomeni) sono fatti (fatti, avvenimenti) che devono essere spiegati dall'una o dall'altra disciplina scientifica.

Nell'epistemologia dei secoli XVIII e XIX. i fenomeni, quindi, risultano essere il punto di partenza per la costruzione della conoscenza e, soprattutto, della scienza. Di conseguenza, i fenomeni, nel senso comune e ancora comune, sono tutto ciò che osserviamo (percepiamo) e vogliamo spiegare.

Dopo l’emergere della psicologia come disciplina alla fine del XIX secolo, i fenomeni assunsero però una forma leggermente diversa. In Psicologia da un punto di vista empirico di Franz Brentano (1874), i fenomeni sono ciò che accade nella mente: i fenomeni mentali sono atti della coscienza (o dei loro contenuti), e i fenomeni fisici sono oggetti di percezione esterna, a cominciare dai colori e dalle forme. Secondo Brentano i fenomeni fisici esistono “intenzionalmente” negli atti della coscienza. Questa visione fa rivivere il concetto medievale che Brentano chiamava “esistenza interna intenzionale”, ma la sua ontologia rimane sottosviluppata (cosa significa esistere nella mente, e gli oggetti fisici esistono solo nella mente?). Più in generale, potremmo dire che i fenomeni sono tutto ciò di cui siamo consapevoli: oggetti ed eventi intorno a noi, altre persone, noi stessi e persino (riflessivamente) le nostre esperienze coscienti mentre le viviamo. In un certo senso tecnico, i fenomeni sono cose perché il sono dati alla nostra coscienza, come nella percezione, nell'immaginazione, nel pensiero o nella volizione. Questa comprensione dei fenomeni è destinata a formare la nuova disciplina della fenomenologia.

Brentano ha distinto tra descrittivo E genetico psicologia. La psicologia genetica ricerca le cause di vari tipi di fenomeni, e la psicologia descrittiva definisce e classifica tipi simili, come percezione, giudizio, emozione, ecc. Secondo Brentano ogni fenomeno mentale, o atto di coscienza, è diretto verso qualche oggetto, e così diretto solo i fenomeni mentali. La tesi della direzione intenzionale era un segno distintivo della psicologia descrittiva di Brentano. Nel 1889, Brentano usò il termine “fenomenologia” per la psicologia descrittiva, che aprì la strada alla creazione da parte di Husserl della nuova scienza della fenomenologia.

La fenomenologia come la conosciamo fu Edmund Husserl nelle sue Ricerche logiche (1900-1901). Quest'opera monumentale riuniva due linee teoriche significativamente diverse: una teoria psicologica, continuando le idee di Franz Brentano (così come di William James, i cui “Principi di psicologia” apparvero nel 1891 e fecero una grande impressione su Husserl), e una teoria logica o teoria semantica, continuando le idee di Bernard Bolzano e di alcuni contemporanei di Husserl che crearono la logica moderna, tra cui Gottlob Frege. (È interessante che entrambe le linee di ricerca risalgano ad Aristotele e che entrambe producano nuovi importanti frutti ai tempi di Husserl).

Le "Indagini logiche" di Husserl si ispirano all'ideale di logica di Bolzanov utilizzando il concetto di psicologia descrittiva di Brentano. Nei suoi Insegnamenti delle scienze (1835), Bolzano distingue tra idee o rappresentazioni soggettive e oggettive (Vorstellungen). In sostanza, Bolzano criticava Kant e i primi empiristi e razionalisti classici per la loro mancanza di tale distinzione, che trasformava i fenomeni in qualcosa di puramente soggettivo. La logica è lo studio delle idee oggettive, comprese le proposizioni, che a loro volta costituiscono le teorie oggettive che troviamo, ad esempio, nelle scienze. La psicologia, al contrario, studierebbe le idee soggettive, il contenuto specifico (episodi) dell'attività mentale che si verifica in menti specifiche in un momento o nell'altro. Husserl cercò di realizzare entrambi gli obiettivi all'interno di un'unica disciplina. I fenomeni devono quindi essere riconcettualizzati come contenuti intenzionali oggettivi (a volte chiamati “oggetti intenzionali”) di atti soggettivi di coscienza. La fenomenologia studia quindi questo conglomerato della coscienza e i fenomeni ad esso correlati. In Idee I (Libro Primo, 1913), Husserl introduce due parole greche intese a trasmettere la sua versione della distinzione di Bolzanov: noesis e noema, dal verbo greco noνοεω), che significano “percepire”, “pensare”, “implicare, ” da qui il sostantivo nous, ovvero mente). Il processo intenzionale della coscienza si chiama noesis, e il suo contenuto ideale si chiama noema. Husserl caratterizzò il noema dell’atto di coscienza sia come significato ideale che come “oggetto intenzionale”. Così il fenomeno, o l'oggetto-come-apparenza, diventa un noema, o un soggetto intenzionale. Sono state avanzate diverse interpretazioni della teoria del noema di Husserl, associate a diversi modi di sviluppare la teoria fondamentale dell'intenzionalità di Husserl. (Il noema è un aspetto dell’oggetto intenzionale o, piuttosto, è un mezzo per l’intenzione?)

Per Husserl, quindi, la fenomenologia combina un tipo di psicologia con un tipo di logica. Sviluppa la psicologia descrittiva o analitica, descrivendo e analizzando tipi di attività o esperienze mentali soggettive, in una parola, atti di coscienza. Ma sviluppa anche una certa logica - una teoria del significato (oggi diremmo "semantica logica"), che descrive e analizza il contenuto oggettivo della coscienza: idee, concetti, immagini, proposizioni, in una parola, vari tipi di significati ideali che servire come contenuto intenzionale o significati noematici di vari tipi di esperienza. Questo contenuto può essere tradotto da vari atti di coscienza e in questo senso rappresenta significati oggettivi, ideali. Seguendo Bolzano (e in una certa misura il logico platonico Hermann Lotze), Husserl si opponeva alla riduzione della logica, della matematica o della scienza a mera psicologia, al modo in cui le persone pensano realmente. Allo stesso modo, ha distinto tra fenomenologia e psicologia semplice. Dal punto di vista di Husserl, oggetto della fenomenologia è la coscienza senza ridurre le esperienze oggettive che consentono la traduzione dei significati in episodi puramente soggettivi. Il significato ideale è il motore dell'intenzionalità negli atti della coscienza.

Una chiara comprensione della fenomenologia attendeva dietro le quinte: lo sviluppo da parte di Husserl di un chiaro modello di intenzionalità. In effetti, sia la fenomenologia che concetto moderno l'intenzionalità risale alle Ricerche logiche di Husserl (1900-1901). Nella "Ricerca" Husserl stabilisce base teorica fenomenologia, e la promozione stessa di questa scienza radicalmente nuova ebbe luogo nelle sue “Idee I” (1913). Presto apparvero versioni alternative fenomenologia.

4. Storia e varietà della fenomenologia

La fenomenologia ha acquisito uno statuto autonomo grazie a Husserl, così come l'epistemologia ha acquisito tale statuto grazie a Cartesio, e l'ontologia o metafisica grazie ad Aristotele, dopo Platone. Eppure la fenomenologia è stata praticata, con o senza nome, da molti secoli. Quando i filosofi indù e buddisti pensavano agli stati di coscienza raggiunti attraverso vari tipi di meditazione, praticavano la fenomenologia. Quando Cartesio, Hume e Kant caratterizzavano gli stati di percezione, pensiero e immaginazione, praticavano la fenomenologia. Quando Brentano classificò le varietà dei fenomeni mentali (definiti dalla direzionalità della coscienza), praticava la fenomenologia. Quando James valutò vari tipi di attività mentali nel flusso di coscienza (compresa la loro incarnazione e la loro dipendenza dalle abitudini), praticò anche la fenomenologia. La fenomenologia è stata spesso praticata anche dai moderni filosofi analitici della coscienza, occupandosi di problemi di coscienza e intenzionalità. Eppure, nonostante le sue radici secolari, la fenomenologia fiorisce come disciplina solo con Husserl.

Le opere di Husserl hanno suscitato una valanga di testi fenomenologici nella prima metà del XX secolo. La diversità della fenomenologia tradizionale è evidente nell'Enciclopedia della fenomenologia (Kluwer Academic Publishers, 1997, Dordrecht e Boston), che contiene varie voci su sette tipi di fenomenologia. (1) La fenomenologia costitutiva trascendentale studia come gli oggetti si costituiscono nella coscienza pura o trascendentale, lasciando da parte le domande su qualsiasi relazione con il mondo naturale che ci circonda. (2) La fenomenologia costitutiva naturalistica studia il modo in cui la coscienza costituisce o percepisce le cose del mondo naturale, assumendo – insieme all'atteggiamento naturale – che la coscienza sia parte della natura. (3) La fenomenologia esistenziale studia l'esistenza umana concreta, inclusa l'esperienza della libera scelta o dell'azione in situazioni specifiche. (4) La fenomenologia storicista generativa studia la generazione del significato delle nostre esperienze nei processi storici dell'esperienza collettiva. (5) La fenomenologia genetica studia la genesi dei significati delle cose nel flusso soggettivo delle esperienze. (6) La fenomenologia ermeneutica studia le strutture interpretative dell'esperienza, il modo in cui comprendiamo e interagiamo con gli oggetti che ci circondano nel mondo dell'esistenza umana, compresi noi stessi e le altre persone. (7) La fenomenologia realistica studia la struttura della coscienza e dell'intenzionalità, ammettendo l'esistenza di questa struttura mondo reale, che occupa per la maggior parte un rapporto esterno alla coscienza e non è in alcun modo prodotto dalla coscienza.

I fenomenologi classici più famosi furono Husserl, Heidegger, Sartre e Merleau-Ponty. Questi quattro pensatori comprendevano la fenomenologia in modo diverso, praticavano metodi diversi e ottenevano risultati diversi. Una breve panoramica di queste differenze trasmetterà le caratteristiche di un periodo chiave nella storia della fenomenologia e, allo stesso tempo, il senso della diversità caratteristica dell'intero campo della fenomenologia.

Nelle sue Ricerche logiche (1900-1901), Husserl delineò un sistema filosofico multiparte nella sua progressione dalla logica alla filosofia del linguaggio, poi all'ontologia (la teoria degli universali e delle parti del tutto) e alla teoria fenomenologica dell'intenzionalità, e infine alla teoria fenomenologica della conoscenza. Poi in Idee I si concentrò direttamente sulla fenomenologia. Husserl definì la fenomenologia come la “scienza dell'essenza” della coscienza, focalizzata sulla caratteristica distintiva dell'intenzionalità, esaminata esplicitamente dalla posizione della “prima persona” (vedi Husserl, Idee I, paragrafi 33 ss.). Pensando in questo modo, possiamo dire che la fenomenologia è lo studio della coscienza – cioè dei diversi tipi di esperienza cosciente – così come vengono vissuti da una prospettiva in prima persona. In questa disciplina studiamo varie forme di esperienze vale a dire Perché vengono vissuti da noi, dalla prospettiva del soggetto che li sperimenta o li realizza. In questo modo caratterizziamo le esperienze di vedere, udire, immaginare, pensare, sentire (cioè emozioni), sognare, desiderare, volire, così come le azioni, cioè atti di volontà incarnati - camminare, parlare, cucinare, lavorare il legno ecc. Ma non ogni caratteristica delle esperienze è inclusa qui. Un'analisi fenomenologica di un particolare tipo di esperienza conterrà un'indicazione di come noi stessi vivremmo questa forma di attività cosciente. E la proprietà principale dei tipi di esperienze a noi note è l'intenzionalità, il fatto che sono coscienza di qualcosa o di qualcosa, di qualcosa vissuto, rappresentato o coinvolto in un certo modo. Il modo in cui vedo, concettualizzo o comprendo l'oggetto con cui ho a che fare determina il significato di quell'oggetto nella mia esperienza presente. La fenomenologia, quindi, comprende lo studio del significato, in senso lato, includendo non solo ciò che è esprimibile nel linguaggio.

In Idee I, Husserl presenta la fenomenologia con un'enfasi trascendentale. In parte, ciò significa che Husserl adotta il linguaggio kantiano dell’“idealismo trascendentale” alla ricerca delle condizioni della possibilità della conoscenza, o della coscienza in generale, e sembra allontanarsi da qualsiasi realtà al di là dei fenomeni. Ma la svolta trascendentale di Husserl implica anche la scoperta del metodo dell'epoché (dal concetto di astinenza dalla persuasione degli scettici greci). Dobbiamo praticare la fenomenologia, diceva Husserl, “mettendo tra parentesi” la questione dell’esistenza del mondo naturale che ci circonda. Rivolgiamo quindi la nostra attenzione, riflettendo, alla struttura della nostra esperienza cosciente. Il nostro primo risultato significativo è la constatazione che ogni atto di coscienza è coscienza di qualcosa, cioè intenzionale o diretta verso qualcosa. Prendi la mia esperienza visiva di guardare un albero dall'altra parte della piazza. Nella riflessione fenomenologica non dovrebbe interessarci se esiste un albero: io ho l'esperienza di un albero indipendentemente dal fatto che quest'ultimo esista. Tuttavia dovremmo essere interessati Come un dato oggetto è compreso o inteso. Vedo eucalipto, non yucca; Vedo questo oggetto come un albero di eucalipto, di una certa forma, con la corteccia scrostata, ecc. Pertanto, mettendo tra parentesi l'albero stesso, rivolgiamo la nostra attenzione all'esperienza dell'albero, in particolare al suo contenuto o significato. Questo albero percepito è ciò che Husserl chiama noema o significato noematico dell'esperienza.

I seguaci di Husserl discutevano sulla corretta caratterizzazione della fenomenologia, nonché sui suoi risultati e metodi. Adolf Reinach, uno dei primi studenti di Husserl (che morì nella prima guerra mondiale), sostenne che la fenomenologia dovrebbe mantenere un'alleanza con l'ontologia realista, come nelle Ricerche logiche di Husserl. Roman Ingarden, un fenomenologo polacco della generazione successiva, continuò a resistere alla svolta di Husserl verso l'idealismo trascendentale. Tali filosofi credono che la fenomenologia non dovrebbe racchiudere le questioni sull’essere o sull’ontologia, come implica il metodo epoché. E non erano soli. Martin Heidegger studiò le prime opere di Husserl. Fu assistente di Husserl nel 1916 e nel 1928 gli succedette nel prestigioso incarico dell'Università di Friburgo. Aveva le sue idee sulla fenomenologia.

In Essere e tempo Heidegger delinea la sua versione della fenomenologia. Dal punto di vista di Heidegger, noi e la nostra attività siamo sempre “nel mondo”, e il nostro essere è essere-nel-mondo, quindi non studiamo la nostra attività isolando il mondo. Piuttosto, lo interpretiamo e i significati che le cose hanno per noi prestando attenzione alle nostre relazioni contestuali con le cose nel mondo. E la fenomenologia per Heidegger si riduce essenzialmente a quella che chiamava “ontologia fondamentale”. Dobbiamo distinguere l'essere dal suo essere, e iniziamo la nostra indagine sul significato dell'essere nel nostro caso studiando la nostra stessa esistenza nell'attività del “dasein” (quell'essere il cui essere risulta sempre essere il mio stesso essere). Heidegger si oppose all'enfasi neo-cartesiana di Husserl sulla coscienza e sulla soggettività, inclusa l'enfasi sulla rappresentazione attraverso la percezione delle cose intorno a noi. Lui stesso credeva che il modo più fondamentale in cui ci relazioniamo alle cose sia attraverso l'attività pratica, come maneggiare un martello, e la fenomenologia rivela la posizione in cui ci troviamo nel contesto dei mezzi a nostra disposizione e del nostro essere-con-gli-altri. .

In Essere e tempo, Heidegger si avvicina alla fenomenologia con un linguaggio quasi poetico che si riferisce ai significati originali delle parole logos e fenomeni, così che la fenomenologia è definita come l’arte o la pratica di “lasciare che le cose si mostrino”. Nell'inimitabile gioco linguistico di Heidegger con radici greche, "fenomenologia" significa... - permettere che ciò che si mostra sia visto da se stesso esattamente come si mostra a se stesso (vedi Heidegger, Essere e tempo, 1927, 7C). Qui Heidegger parodia esplicitamente l’appello di Husserl “Alle cose stesse!”, o “Ai fenomeni stessi!” Heidegger sottolinea ulteriormente l'importanza delle forme pratiche di riferimento o comportamento (Verhalten), come martellare un chiodo, in contrapposizione alle forme rappresentazionali di intenzionalità, come quelle che si trovano nel vedere o pensare a un martello. Gran parte di Being and Time è dedicata a presentare un'interpretazione esistenziale dei nostri modi di essere, inclusa la famosa discussione sul modo del nostro essere verso la morte.

In uno stile molto diverso, in una chiara prosa analitica, in un corso di conferenze intitolato "Problemi fondamentali della fenomenologia" (1927), Heidegger riconduce la questione del significato dell'essere da Aristotele e molti altri pensatori successivi alle discussioni fenomenologiche. La nostra comprensione dell’essere e del suo essere passa in ultima analisi attraverso la fenomenologia. Qui il collegamento con le questioni classiche dell'ontologia è più evidente e gli echi della visione di Husserl nelle Ricerche logiche (che ispirò Heidegger in una fase iniziale) sono più evidenti. Una delle idee più innovative di Heidegger era il suo concetto di "fondamento" dell'esistenza, un appello a modi di essere più fondamentali delle cose che ci circondano (dagli alberi ai martelli). Heidegger ha messo in dubbio il fascino moderno della tecnologia, e i suoi scritti potrebbero suggerire che le nostre teorie scientifiche sono artefatti storici che usiamo nella pratica tecnologica, piuttosto che sistemi di verità ideale (come credeva Husserl). Dal punto di vista di Heidegger, la nostra comprensione profonda dell’essere, nel nostro caso, proviene piuttosto dal lato della fenomenologia.

Negli anni '30 la fenomenologia migrò dalla filosofia austriaca e poi tedesca alla filosofia francese. Il percorso è stato aperto da Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, in cui il narratore descrive nei dettagli i suoi vividi ricordi di esperienze passate, inclusa la sua famosa associazione con l'odore delle madeleine. Questa sensibilità all'esperienza risale al lavoro di Cartesio, e la fenomenologia francese fu un tentativo di preservare gli elementi essenziali di Cartesio rifiutando il suo dualismo di anima e corpo. L'esperienza del proprio corpo, o del corpo vivo e vivente di qualcun altro, ha motivato in modo importante molti filosofi francesi del XX secolo.

Nel romanzo Nausea (1936), Jean-Paul Sartre descrive lo strano corso delle esperienze del protagonista, che descrive in prima persona come le cose quotidiane perdono il loro significato - fino al momento in cui incontra la pura esistenza ai piedi di un castagno, acquisendo in quel momento il senso della propria libertà. In L'essere e il nulla (1943, scritto anch'esso durante la sua prigionia durante la guerra), Sartre sviluppò il concetto di ontologia fenomenologica. La coscienza è la coscienza degli oggetti, come sottolineava Husserl. Nel modello di intenzionalità di Sartre, il ruolo principale nella coscienza è svolto dal fenomeno e l'apparenza del fenomeno non è altro che la coscienza dell'oggetto. Il castagno che vedo è, secondo Sartre, proprio un fenomeno della mia coscienza. Tutte le cose del mondo, infatti, così come ci vengono solitamente date nell'esperienza, sono fenomeni sotto i quali o dietro i quali sta il loro “essere in sé”. La coscienza è dotata di “essere per sé”, poiché ogni coscienza non è solo coscienza di un oggetto, ma anche coscienza preriflessiva di se stessa (conscience de soi). È vero, a differenza di Husserl, Sartre credeva che “io” o individualità fosse solo una sequenza di atti di coscienza (come il fascio humiano di percezioni), a cui, come è noto, includeva anche atti di scelta radicalmente libera.

La pratica fenomenologica, secondo Sartre, presuppone una riflessione deliberata sulla struttura della coscienza. Il metodo di Sartre si rivela vero stile letterario descrizione interpretativa di diversi tipi di esperienze in situazioni rilevanti - una pratica che non è realmente adeguata ai principi metodologici di Husserl o Heidegger, ma che consente a Sartre di applicare la sua rara abilità letteraria. (Sartre ha scritto numerose opere teatrali e romanzi ed è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura).

La fenomenologia di Sartre, sviluppata in L'essere e il nulla, gettò le basi filosofiche per la sua filosofia popolare dell'esistenzialismo, delineata nella famosa conferenza “L'esistenzialismo è un umanesimo” (1945). In “L’essere e il nulla”, Sartre ha sottolineato l’esperienza della libertà di scelta, soprattutto nel contesto della scelta di se stessi, determinando il modello delle proprie azioni impegnate. Con le sue vivide descrizioni dello “sguardo” dell'Altro, Sartre ha creato i presupposti per il significato politico moderno del concetto di Altro (in particolare, in relazione ad altri gruppi o etnie). Del resto Simone de Beauvoir, compagna di vita di Sartre, nel suo libro “Il secondo sesso” (1949), delineò il concetto di femminismo moderno con descrizione dettagliata percezione del ruolo delle donne come Altre.

Negli anni quaranta a Parigi, Maurice Merleau-Ponty si unì a Sartre e de Beauvoir nello sviluppo della fenomenologia. Nella Fenomenologia della percezione (1945), Merleau-Ponty presenta una ricca varietà di fenomenologia che enfatizza il ruolo del corpo nell’esperienza umana. A differenza di Husserl, Heidegger e Sartre, Merleau-Ponty si rivolse alla psicologia sperimentale, analizzando le storie di amputati che sentivano queste parti del corpo fantasma. Rifiutò sia la psicologia associazionista, che si concentrava sulle correlazioni di sensazioni e stimoli, sia la psicologia intellettualista, che si concentrava sulla costruzione razionale del mondo nella mente (cfr. i più moderni modelli comportamentisti e computazionali della coscienza nella psicologia empirica). Lo stesso Merleau-Ponty si concentrava sull’“immagine corporea”, sulla nostra esperienza del proprio corpo e sul suo significato nelle nostre attività. Ampliando il concetto di Husserl del corpo sperimentato (in contrapposizione al corpo fisico), Merleau-Ponty resistette alla tradizionale divisione cartesiana di mente e corpo. Dopotutto, l'immagine del corpo non esiste né nella realtà mentale né in quella meccanico-fisica. Piuttosto, il mio corpo è, per così dire, me stesso nella mia interazione con gli oggetti che percepisco, tra cui ci sono altre persone.

La portata della Fenomenologia della Percezione è rappresentativa dell’ampiezza della fenomenologia classica, anche perché Merleau-Ponty fa generosi riferimenti a Husserl, Heidegger e Sartre nel creare la sua visione innovativa della fenomenologia. La sua fenomenologia considerava: il ruolo dell'attenzione nel campo fenomenico, l'esperienza del corpo, la spazialità del corpo, la mobilità del corpo, la corporeità sessuale e linguistica, le altre personalità, la temporalità, nonché le caratteristiche della libertà, quindi importante per l’esistenzialismo francese. Alla fine del capitolo sul cogito ("Penso, dunque sono" di Cartesio), Merleau-Ponty formula brevemente la sua visione di una fenomenologia che mette in risalto la corporeità e i momenti esistenziali:

Se, riflettendo sull'essenza della soggettività, trovo che essa è connessa con l'essenza del corpo e con l'essenza del mondo, ciò significa che la mia esistenza come soggettività [= coscienza] è tutt'uno con la mia esistenza come corpo e con l'essenza esistenza del mondo e che, in definitiva, il soggetto che io sono, se lo prendiamo specificamente, è inseparabile da questo stesso corpo e da questo stesso mondo (traduzione di L. Koryagin)

In una parola, la coscienza è incarnata (nel mondo) e il corpo si fonde con la coscienza (con la conoscenza del mondo).

Negli anni successivi agli scritti di Husserl, Heidegger e degli altri autori sopra menzionati, i fenomenologi hanno approfondito tutti questi argomenti classici, comprese le discussioni sull’intenzionalità, sulla coscienza del tempo, sull’intersoggettività, sull’intenzionalità pratica e sui contesti sociali e linguistici dell’attività umana. L'interpretazione di testi storicamente significativi da parte di Husserl e altri ha occupato un posto significativo in quest'opera, sia perché questi testi sono ricchi di contenuto e complessi, sia perché la dimensione storica è essa stessa parte della pratica della filosofia dell'Europa continentale. Dopo gli anni '60 I filosofi formatisi ai metodi della filosofia analitica approfondirono anche i fondamenti della fenomenologia, attingendo anche alle opere del XX secolo. in filosofia della logica, del linguaggio e della coscienza.

La fenomenologia era già associata alla teoria logica e semantica nelle Ricerche logiche. Da questo nesso parte la fenomenologia analitica. In particolare, Dagfil Follesdal e J. N. Moanti esplorarono la relazione storica e concettuale tra la fenomenologia di Husserl e la semantica logica di Frege (nel suo lavoro del 1892 Su senso e significato). Secondo Frege, un'espressione si riferisce a un oggetto attraverso il significato, così che due espressioni (come "Stella del Mattino" e "Stella della Sera") possono riferirsi allo stesso oggetto (Venere) ma esprimere significati diversi in modi diversi della sua presentazione. Allo stesso modo, per Husserl, un'esperienza (o un atto di coscienza) intende un oggetto o si relaziona ad esso mediante un noema o senso noematico: così che due esperienze possono riferirsi allo stesso oggetto pur avendo sensi noematici diversi con i loro diversi modi di presentare quell'oggetto (quando, ad esempio, lo stesso oggetto viene osservato da lati diversi). Inoltre, la teoria dell’intenzionalità di Husserl è una generalizzazione della teoria del riferimento linguistico: proprio come il riferimento linguistico è mediato dal significato, così il riferimento intenzionale è mediato dal significato noematico.

Successivamente, i filosofi analitici della mente riscoprirono i problemi fenomenologici della rappresentazione mentale, dell'intenzionalità, della coscienza, dell'esperienza sensoriale, del contenuto intenzionale e concettuale. Alcuni di questi filosofi analitici della mente guardano a William James e Franz Brentano, i fondatori della psicologia moderna, mentre altri attingono alla ricerca empirica della recente neuroscienza cognitiva. Alcuni ricercatori stanno cercando di collegare le questioni fenomenologiche con i problemi delle neuroscienze, della ricerca comportamentale e della modellistica matematica. Tali studi estendono i metodi della fenomenologia, seguendo lo Zeitgeist. Parleremo più della filosofia della coscienza.

5. Fenomenologia e ontologia, epistemologia, logica, etica

La fenomenologia come disciplina è una delle aree principali della filosofia, ma ce ne sono altre. In cosa differisce la fenomenologia da questi altri campi e come si relaziona con essi?

Tradizionalmente, la filosofia comprende almeno quattro aree o discipline chiave: ontologia, epistemologia, etica, logica. Diciamo che a questa lista si aggiunge la fenomenologia. Consideriamo ora le seguenti definizioni elementari:

  • L'ontologia è lo studio dell'esistenza o del suo essere: ciò che è.
  • L’epistemologia è lo studio della conoscenza: come sappiamo.
  • La logica è lo studio del ragionamento formalmente corretto: come ragionare.
  • L’etica è lo studio di ciò che dovrebbe e non dovrebbe essere fatto, di come dovremmo agire.
  • La fenomenologia è lo studio della nostra esperienza, di come la sperimentiamo.

Gli ambiti di ricerca in queste cinque aree sono ovviamente diversi tra loro e sembrano richiedere metodi di ricerca diversi.

I filosofi hanno talvolta sostenuto che una di queste aree è la "filosofia prima", la disciplina fondamentale da cui dipende tutta la filosofia, la conoscenza o la saggezza. Storicamente (si potrebbe sostenere) Socrate e Platone hanno messo al primo posto l'etica, poi Aristotele - la metafisica o ontologia, Cartesio - l'epistemologia, Russell - la logica, e poi Husserl (nel tardo periodo trascendentale) - la fenomenologia.

Prendiamo l'epistemologia. Come abbiamo visto, la fenomenologia, secondo l'epistemologia moderna, aiuta a stabilire i fenomeni su cui si basano le pretese della conoscenza. Allo stesso tempo, la fenomenologia stessa rivendica la conoscenza della natura della coscienza, un tipo speciale di conoscenza in prima persona attraverso una delle forme di intuizione.

Prendiamo la logica. Come abbiamo visto, la teoria logica del significato di Husserl ha portato alla teoria dell'intenzionalità, il cuore della fenomenologia. Secondo un'interpretazione, la fenomenologia spiega la forza intenzionale o semantica dei significati ideali, e i significati proposizionali occupano un posto centrale nella teoria logica. Ma la struttura logica è espressa nel linguaggio: linguaggio ordinario o linguaggi simbolici come il linguaggio della logica dei predicati, della matematica o dei sistemi informatici. Un importante punto di controversia rimane la questione in quali casi si forma la lingua tipi specifici esperienza (pensiero, percezione, emozioni) e il loro contenuto o significato, e se lo fa affatto. Esiste quindi un rapporto importante (anche se non indiscusso) tra fenomenologia e teoria logico-linguistica, soprattutto quando si parla di logica filosofica e filosofia (in contrapposizione alla logica matematica in quanto tale).

Prendiamo l'ontologia. La fenomenologia studia (tra le altre cose) la natura della coscienza, che è la questione centrale della metafisica o ontologia, una questione che porta al tradizionale problema mente-corpo. La metodologia husserliana metterebbe tra parentesi la questione dell’esistenza del mondo circostante, separando così la fenomenologia dall’ontologia di questo mondo. Allo stesso tempo, la fenomenologia di Husserl si basa sulla teoria delle specie e degli individui (universali e cose concrete), nonché sulle teorie delle relazioni parte-tutto e dei significati ideali, ma tutte queste teorie sono parti dell'ontologia.

Bene, prendiamo l'etica. La fenomenologia potrebbe svolgere un ruolo in etica, fornendo un'analisi della struttura della volontà, della valutazione, della felicità, della cura degli altri (nell'empatia e nella simpatia). Storicamente, tuttavia, l’etica è stata all’orizzonte della fenomenologia. Husserl per la maggior parte evitò di parlare di etica nelle sue opere principali, sebbene notasse il ruolo degli interessi pratici nella struttura del mondo della vita o Geist (spirito, cultura, come in Zeitgeist), e una volta tenne un corso di conferenze in cui egli ha dedicato all'etica (così come alla logica) un posto fondamentale nella filosofia, sottolineando l'importanza della fenomenologia della simpatia nel fondamento dell'etica stessa. In Essere e tempo, mentre discuteva di fenomeni che vanno dalla cura, coscienza e colpa alla “caduta” e all’“autenticità” (che hanno tutti implicazioni teologiche), Heidegger dichiarava di non essere interessato all’etica. In L'essere e il nulla, Sartre ha fatto un'analisi sottile del problema logico della “malafede”, ma ha sviluppato un'ontologia del valore prodotta dalla volontà di buona fede (che sembra una revisione del fondamento kantiano della moralità). De Beauvoir ha abbozzato l'etica esistenzialista e lo stesso Sartre ha lasciato note inedite sull'etica. Un approccio decisamente fenomenologico all’etica è, tuttavia, associato al lavoro di Emmanuel Levinas, un fenomenologo lituano che ascoltò le lezioni di Husserl e Heidegger a Friburgo e poi si trasferì a Parigi. In La totalità e l'infinito (1961), trasformando i temi di Husserl e Heidegger, Levinas si concentrò sul significato del “volto” dell'altro, elaborando in dettaglio i fondamenti dell'etica in quest'area della fenomenologia e producendo i suoi testi in uno stile impressionista con allusioni all'esperienza religiosa.

La filosofia politica e sociale è strettamente correlata all’etica. Sartre e Merleau-Ponty furono coinvolti nella vita politica di Parigi negli anni Quaranta e le loro filosofie esistenziali (fondate sulla fenomenologia) implicavano una teoria politica basata sulla libertà individuale. Successivamente Sartre fece un esplicito tentativo di combinare l'esistenzialismo con il marxismo. Eppure la teoria politica rimaneva alla periferia della fenomenologia. La teoria sociale, tuttavia, era più strettamente correlata alla fenomenologia in quanto tale. Husserl ha analizzato la struttura fenomenologica del mondo della vita e del Geist in generale, compreso il nostro ruolo nell'attività sociale. Heidegger enfatizzava la pratica sociale, che considerava più fondamentale della coscienza individuale. Alfred Schutz ha sviluppato una fenomenologia del mondo sociale. Sartre ha continuato la sua esplorazione fenomenologica del significato dell'Altro, la formazione sociale fondamentale. Partendo da problemi fenomenologici, Michel Foucault ha esplorato la genesi e il significato di diverse istituzioni sociali, dalle carceri ai manicomi. E Jacques Derrida ha praticato a lungo una certa fenomenologia del linguaggio alla ricerca del significato sociale della “decostruzione” di una varietà di testi. Un certo numero di aspetti della teoria francese del “poststrutturalismo” sono talvolta interpretati come ampiamente fenomenologici, ma questi problemi vanno oltre lo scopo della nostra revisione.

Pertanto, la fenomenologia classica è associata ad alcune aree dell'epistemologia, della logica e dell'ontologia e conduce a una serie di aree della teoria etica, sociale e politica.

6. Fenomenologia e filosofia della coscienza

Dovrebbe essere ovvio che la fenomenologia ha molto da dire sul campo chiamato filosofia della mente. Tuttavia, le tradizioni della fenomenologia e della filosofia analitica della mente, nonostante gli interessi sovrapposti, non erano strettamente legate. È quindi opportuno concludere questa rassegna della fenomenologia rivolgendoci alla filosofia della mente, uno degli ambiti più vigorosamente dibattuti della filosofia moderna.

La tradizione della filosofia analitica iniziò nei primi anni del XX secolo con l'analisi del linguaggio, in particolare nel lavoro di Gottlob Frege, Bertrand Russell e Ludwig Wittgenstein. Quindi, in The Concept of Mind (1949), Gilbert Ryle effettuò una serie di analisi linguistiche di vari stati mentali, tra cui sensazione, credenza e volontà. Sebbene Ryle sia generalmente considerato un comune filosofo del linguaggio, egli stesso affermò che Il concetto di coscienza potrebbe essere chiamato fenomenologia. In sostanza, Ryle stava analizzando la nostra comprensione fenomenologica degli stati mentali così come si riflettono nelle affermazioni ordinarie sulla coscienza. Basandosi su questa fenomenologia linguistica, Ryle sostiene che il dualismo cartesiano di mente e corpo contiene un errore di categoria (la logica o la grammatica dei verbi mentali - "credere", "vedere", ecc. - non significa che attribuiamo credenza, sensazione, ecc.) n. "fantasma in macchina"). Il rifiuto di Ryle del dualismo mente-corpo ha portato a una rinascita del problema mente-corpo: qual è esattamente l'ontologia della mente nel contesto del corpo, e come sono correlati mente e corpo?

René Descartes, nelle sue epocali Meditazioni sulla prima filosofia (1641), sosteneva che spirito e corpo sono due diversi tipi di essere o sostanza con due diversi tipi di attributi o modi: i corpi sono caratterizzati da proprietà fisiche spaziotemporali, mentre gli spiriti sono caratterizzati da proprietà mentali proprietà (tra cui vedere, sentire, ecc.). Pochi secoli dopo, la fenomenologia, rappresentata da Brentano e Husserl, scoprirebbe che gli atti mentali sono caratterizzati da coscienza e intenzionalità, e le scienze naturali scoprirebbero che i sistemi fisici sono caratterizzati da massa e forza, e infine da campi gravitazionali, elettromagnetici e quantistici. Dove troviamo la coscienza e l'intenzionalità nel campo quantistico-elettromagnetico-gravitazionale che è stato proposto per governare tutto nel mondo naturale in cui esistiamo noi umani e le nostre coscienze? Ecco come si presenta oggi il problema mente-corpo. In breve, la fenomenologia – qualunque nome appaia – è al centro stesso del moderno problema mente-corpo.

Dopo Ryle, i filosofi iniziarono la ricerca di un'ontologia naturalistica del mentale più dettagliata e generalizzata. Negli anni Cinquanta furono avanzati nuovi argomenti a favore del materialismo, convincendo che gli stati mentali fossero identici agli stati del sistema centrale. sistema nervoso. Secondo la teoria classica dell’identità, ogni specifico stato mentale (di una determinata persona in un determinato momento) è identico a uno specifico stato del cervello (di quella persona in quello stesso momento). Il materialismo più radicale presuppone che ogni tipo di stato mentale sia identico a qualche tipo di stato cerebrale. Ma il materialismo non si adatta bene alla fenomenologia. Dopotutto, non è ovvio come gli stati mentali coscienti nella loro qualità vissuta - sensazioni, pensieri, emozioni - possano essere solo stati neurali complessi che contribuiscono o li implementano. Se gli stati mentali e neurali sono semplicemente identici, sia nelle loro manifestazioni specifiche che nei loro tipi, laddove la fenomenologia appare nella nostra teoria scientifica della coscienza, non è forse semplicemente sostituita dalla neuroscienza? Ma le esperienze fanno parte di ciò che le neuroscienze devono spiegare.

Alla fine degli anni '60 e '70. apparso modello informatico coscienza, e il funzionalismo divenne il modello dominante di coscienza. Secondo questo modello, la coscienza non è ciò di cui è fatto il cervello (interazioni elettromagnetiche in enormi complessi di neuroni). La coscienza è piuttosto ciò che fa il cervello: la sua funzione di mediare le informazioni che entrano nel corpo e il comportamento di questo organismo. Uno stato mentale è quindi uno stato funzionale del cervello o dell'organismo umano (animale). Più specificamente, secondo una variante preferita del funzionalismo, la coscienza è un sistema computazionale: la coscienza sta al cervello come il software sta all'hardware del computer; i pensieri non sono altro che programmi in esecuzione sull'apparato "grezzo" del cervello. Dagli anni ’70, la tendenza nelle scienze cognitive – dagli studi sperimentali sulla cognizione alle neuroscienze – è stata quella di combinare materialismo e funzionalismo. A poco a poco, tuttavia, i filosofi scoprirono che gli aspetti fenomenologici della coscienza pongono una serie di problemi anche per il paradigma funzionalista.

All’inizio degli anni ’70, Thomas Nagel, nell’articolo “Com’è essere un pipistrello?” sosteneva che la coscienza stessa - in particolare la natura soggettiva di cosa vuol dire avere determinate esperienze - va oltre la portata della teoria fisica. Molti filosofi hanno insistito sul fatto che le qualità sensoriali – cosa vuol dire provare dolore, vedere il rosso, ecc. – non vengono affrontate o analizzate nelle spiegazioni fisiche della struttura e della funzione del cervello. La coscienza ha le sue proprietà. Eppure sappiamo che è intimamente connesso al cervello. E l'attività neurale, a uno dei livelli di descrizione, implementa i calcoli.

Negli anni '80 John Searle ha sostenuto – in Intentionality (1983) e successivamente in Rediscovering Consciousness (1991) – che l’intenzionalità e la coscienza sono caratteristiche essenziali degli stati mentali. Dal punto di vista di Searle, il nostro cervello produce stati mentali con le loro proprietà caratteristiche di coscienza e intenzionalità, che risultano essere tutte parte della nostra biologia, nonostante il fatto che coscienza e intenzionalità richiedano un'ontologia in prima persona. Searle ha anche sostenuto che, sebbene i computer simulano stati mentali intenzionali, essi stessi ne sono privi. Secondo le sue argomentazioni, un sistema informatico ha sintassi (elaborazione di simboli di un certo tipo) ma non semantica (questi simboli non hanno significato: li interpretiamo). Di conseguenza, Searle rifiutava sia il materialismo che il funzionalismo, pur insistendo sul fatto che la coscienza è una proprietà biologica di organismi come noi: il nostro cervello “estrae” la coscienza.

L'analisi della coscienza e dell'intenzionalità è centrale nella nostra interpretazione della fenomenologia, e la teoria dell'intenzionalità di Searle sembra essere una versione modernizzata della teoria di Husserl. (La teoria logica moderna parla delle condizioni di verità delle proposizioni, e Searle caratterizza l'intenzionalità degli stati mentali specificando “le loro condizioni di soddisfazione”). Ma c’è un’importante differenza nelle teorie di fondo. Il fatto è che Searle utilizza inequivocabilmente i principi ideologici delle scienze naturali, considerando la coscienza come una parte della natura. Husserl mette esplicitamente tra parentesi questo assunto, e i fenomenologi successivi, tra cui Heidegger, Sartre e Merleau-Ponty, cercano un rifugio per la fenomenologia al di fuori delle scienze naturali. Eppure la fenomenologia stessa dovrebbe essere in gran parte neutrale rispetto alle teorie sull’emergere dell’esperienza, in particolare dall’attività cerebrale.

Nel periodo dalla fine degli anni '80. e soprattutto a partire dalla fine degli anni Novanta, molti autori che operano nel campo della filosofia della mente si sono concentrati sulla questione delle caratteristiche fondamentali della coscienza, che in ultima analisi appartiene alla fenomenologia. La coscienza presuppone sempre l'autocoscienza o la coscienza della coscienza, e la connessione tra le due è essenziale, come credevano Brentano, Husserl e Sartre (differendo nei dettagli)? Se è così, allora ogni atto di coscienza o include la coscienza di questa coscienza o è accompagnato da essa. Questa autoconsapevolezza ha una forma di automonitoraggio interno? Se sì, questo monitoraggio si riferisce a un livello superiore, quando ogni atto di coscienza è accompagnato da un atto mentale aggiuntivo che monitora questo atto fondamentale? Oppure tale sorveglianza è allo stesso livello dell'atto fondamentale, essendo una sua parte, senza la quale questo atto stesso non potrebbe essere cosciente? Sono stati proposti molti modelli di questa autocoscienza, i cui autori talvolta si sono basati esplicitamente sulle idee di Brentano, Husserl e Sartre o le hanno adattate per i propri scopi. Queste domande sono affrontate in due recenti raccolte di articoli: David Woodruff Smith e Amie L. Thomasson (a cura di), Phenomenology and Philosophy of Mind (2005) e Uriah Kriegel e Kenneth Williford (a cura di), Self-Representational Approaches to Consciousness (2006). .

Nella filosofia della coscienza si possono distinguere le seguenti discipline o livelli teorici rilevanti per la coscienza:

  1. Gli studi fenomenologici hanno vissuto l'esperienza cosciente analizzando la struttura - tipi, forme e significati intenzionali, dinamiche e condizioni di possibilità - percezione, pensiero, immaginazione, emozioni, volizione e azione.
  2. Le neuroscienze studiano l'attività neurale che funge da substrato biologico di vari tipi di attività mentale, inclusa l'esperienza cosciente. Il contesto per le neuroscienze sarà stabilito dalla biologia evoluzionistica (che spiega l’evoluzione dei fenomeni neurali) e, in ultima analisi, dalla fisica fondamentale (che spiega come i fenomeni biologici si basano su quelli fisici). Questa è un'area impegnativa delle scienze naturali. Spiegano in parte la struttura dell'esperienza, la cui analisi è fornita dalla fenomenologia.
  3. L'analisi culturale studia le pratiche sociali che aiutano a modellare vari tipi di attività mentale, inclusa l'esperienza cosciente, solitamente manifestata in azioni incarnate, o che fungono da substrato culturale. Qui esaminiamo il contributo del linguaggio e di altre pratiche sociali, compresi gli atteggiamenti e i presupposti di fondo a cui talvolta possono essere sussunti particolari sistemi politici.
  4. L'ontologia della coscienza studia i tipi ontologici dell'attività mentale in generale, dalla percezione (incluso il contributo causale all'esperienza dell'ambiente) all'azione volontaria (incluso l'impatto causale della volizione sul movimento corporeo).

Questa divisione del lavoro nella teoria della coscienza può essere considerata come uno sviluppo delle idee di Brentano, che inizialmente propose di distinguere tra psicologia descrittiva e genetica. La fenomenologia offre un'analisi descrittiva dei fenomeni mentali; la neuroscienza (e, più in generale, la biologia e, in ultima analisi, la fisica) offre modelli per spiegare cosa causa o causa i fenomeni mentali. La teoria culturale offre un’analisi dell’attività sociale e del suo impatto sull’esperienza, compreso il modo in cui il linguaggio modella il nostro pensiero, le nostre emozioni e le nostre motivazioni. L'ontologia colloca tutti questi risultati nello schema fondamentale della struttura del nostro mondo, che include le nostre stesse coscienze.

La distinzione ontologica tra forma, apparenza e substrato dell’attività cosciente è dettagliata in D. W. Smith, Mind World (2004), nel saggio “Three Sides of Consciousness”.

Tuttavia, da un punto di vista epistemologico, tutti questi tipi di teorie della coscienza iniziano con il modo in cui osserviamo, pensiamo e cerchiamo di spiegare i fenomeni che ci appaiono nel mondo. Ma è qui che comincia la fenomenologia. Inoltre, la questione di come comprendiamo ogni frammento di una teoria, inclusa la teoria della coscienza, occupa un posto centrale nella teoria dell'intenzionalità, per così dire, nella semantica del pensiero e dell'esperienza in generale. E questo è il cuore della fenomenologia.

7. La fenomenologia nella moderna teoria della coscienza

Le questioni fenomenologiche, qualunque sia il loro nome, hanno svolto un ruolo molto importante nella moderna filosofia della mente. Sviluppando il tema della sezione precedente, notiamo due domande simili: sulla forma della consapevolezza interna attraverso la quale l'attività mentale diventa apparentemente cosciente, e sul carattere fenomenico dell'attività mentale cognitiva cosciente nel pensiero, nella percezione e nell'azione.

Dall'articolo di Nagel del 1974 "Com'è essere un pipistrello?" il concetto di cosa significhi sperimentare uno stato o un'attività mentale è diventato una sfida al materialismo riduttivo e al funzionalismo nella teoria della mente. Si dice che questo carattere fenomenico soggettivo della coscienza costituisca o determini la coscienza. Qual è la forma di questo carattere che si trova nella coscienza?

Una delle più linee significative La linea di analisi consiste nel riconoscere che il carattere fenomenico dell'attività mentale risiede in una certa consapevolezza di essa, consapevolezza che per definizione la rende cosciente. Dagli anni '80 Sono stati sviluppati molti modelli di questo tipo di consapevolezza. Come notato sopra, tra questi ci sono modelli che definiscono tale consapevolezza come monitoraggio a un livello superiore, sotto forma di percezione interna di questa attività (una sorta di sentimento interno, secondo Kant) o coscienza interna (secondo Brentano), o pensiero interno su questa attività. Un altro modello presenta tale consapevolezza come parte integrante dell'esperienza, come una forma di auto-rappresentazione all'interno dell'esperienza stessa (Ancora, su questo, vedi Kriegel e Williford (a cura di) (2006).

Un altro modello, leggermente diverso, potrebbe essere più vicino al tipo di autoconsapevolezza che Brentano, Husserl e Sartre stavano cercando. Secondo questo modello “modale”, la consapevolezza interna di un’esperienza assume la forma di una consapevolezza riflessiva integrale di “questa stessa esperienza”. Questa forma di consapevolezza è riconosciuta come l'elemento costitutivo dell'esperienza che la rende cosciente. Come Sartre ha espresso questa tesi, l’autocoscienza costituisce la coscienza, ma questa stessa autocoscienza è “pre-riflessiva”. Questa consapevolezza riflessiva non fa quindi parte di un monitoraggio isolato di alto livello, ma è piuttosto incorporata nella coscienza stessa. Secondo il modello modale, questa consapevolezza determina in parte la natura stessa dell'esperienza: la sua soggettività, fenomenalità, coscienza. Questo modello è sviluppato in D. W. Smith (2004), Mind World, nel saggio “Return to Consciousness” (e altri).

Ma in qualunque cosa consista esattamente il carattere fenomenico, resta la questione della distribuzione di questo carattere nel corso della vita psichica. Cosa c'è di fenomenale nei diversi tipi di attività mentale? Ciò solleva questioni legate alla fenomenologia cognitiva. La fenomenalità è limitata al “sentimento” dell’esperienza sensoriale? Oppure la fenomenalità è presente anche nell'esperienza cognitiva del pensare qualcosa, nella percezione carica di contenuti non solo sensoriali ma anche concettuali, o negli atti corporei volitivi o motivati? Questi problemi sono discussi in Bayne e Montague (a cura di) (2011), Cognitive Phenomenology.

La visione restrittiva è che solo le esperienze sensoriali hanno un carattere veramente fenomenico, e che solo in relazione ad esse possiamo parlare di cosa significhi averle. Vedere un colore, udire un suono, annusare un odore, provare dolore: solo questi tipi di esperienze coscienti, secondo questo concetto, sono dotati di carattere fenomenico. Un rigoroso empirismo potrebbe limitare l’esperienza fenomenica alle pure sensazioni, sebbene anche Hume sembri aver accettato l’esistenza di “idee” fenomeniche al di là delle pure “impressioni sensoriali”. Una visione un po’ più ampia del problema riconoscerebbe che l’esperienza percettiva ha un carattere chiaramente fenomenico anche quando le sensazioni sono inquadrate in concetti. Guardare un canarino giallo, sentire chiaramente il Do centrale su un pianoforte Steinway, annusare l'odore pungente dell'anice, sentire il dolore di una siringa pungente da un'iniezione del medico: tutti questi tipi di esperienze coscienti hanno un "cosa vuol dire essere". carattere, plasmato da un contenuto concettuale che, secondo questo concetto, è anche “sentito”. Anche il concetto kantiano di esperienza concettuale-sensoriale, o “intuizione”, riconoscerebbe la presenza di un carattere fenomenico in questi tipi di esperienza. In effetti, i fenomeni, nel senso kantiano, sono proprio le cose come appaiono nella coscienza, sicché le loro apparenze hanno, ovviamente, un carattere fenomenico.

Una visione ancora più ampia consentirebbe un carattere distintamente fenomenico in ogni esperienza cosciente. L'idea che 17 sia un numero primo, che il colore rosso del tramonto sia causato dalle onde luminose del Sole distorte dall'aria, che Kant fosse più vicino alla verità di Hume quando parlava dei fondamenti della conoscenza che principi economici sono allo stesso tempo politiche: anche le attività di natura così chiaramente cognitiva non sono, secondo questa visione ampia, prive del carattere di cosa significhi pensare questo e quello.

Non c’è dubbio che fenomenologi classici come Husserl o Merleau-Ponty condividessero un’ampia visione della coscienza fenomenica. Come notato sopra, i “fenomeni” che sono al centro della fenomenologia sono stati riconosciuti come portatori di ricche esperienze. Anche Heidegger, nonostante la sua de-enfasi sulla coscienza (un peccato cartesiano!), parlava di “fenomeni” come ciò che appare o ci viene mostrato (Dasein) nelle nostre attività quotidiane, come martellare i chiodi. Come Merleau-Ponty, Gurwitsch (1964) esplora in dettaglio il “campo fenomenico” che abbraccia tutto ciò che è dato nella nostra esperienza. Si può sostenere che per questi pensatori ogni tipo di esperienza cosciente è dotato di un proprio carattere fenomenico speciale, di una propria “fenomenologia” - e il compito della fenomenologia (come disciplina) è analizzare questo carattere. Si noti che nelle discussioni moderne il carattere fenomenico dell'esperienza è spesso chiamato la sua "fenomenologia" - mentre, secondo l'uso standard, il termine "fenomenologia" denota la disciplina che studia tale "fenomenologia".

Bibliografia

Testi classici

  • Brentano, F., 1995, Psicologia da UN Empirico Punto di vista,Trans. Antos C. Rancurello, DB Terrell e Linda L. McAlister, Londra e New York: Routledge. Dall'originale tedesco del 1874.
    • Lo sviluppo di Brentano della psicologia descrittiva, il precursore della fenomenologia husserliana, inclusa la concezione di Brentano dei fenomeni mentali come diretti intenzionalmente e la sua analisi della coscienza interiore distinta dall’osservazione interiore.
  • Heidegger, M., 1962, Essere e Tempo,Trans. di John Macquarie e Edward Robinson. New York: Harper & Row. Dall'originale tedesco del 1927.
    • L'opera magnum di Heidegger, che espone il suo stile di fenomenologia e ontologia esistenziale, inclusa la sua distinzione tra gli esseri e il loro essere, nonché la sua enfasi sull'attività pratica.
  • Heidegger, M., 1982, I problemi fondamentali della fenomenologia. Trans. di Albert Hofstadter. Bloomington: Indiana University Press. Dall'originale tedesco del 1975. Il testo di una conferenza del 1927.
    • La presentazione più chiara di Heidegger della sua concezione della fenomenologia come ontologia fondamentale, affrontando la storia della questione del significato dell’essere da Aristotele in poi.
  • Husserl, E., 2001, Indagini logiche. Vol. Uno e due, trad. JN Findlay. Ed. con correzioni di traduzione e con una nuova introduzione di Dermot Moran. Con una nuova prefazione di Michael Dummett. Londra e New York: Routledge. Una nuova edizione rivista della traduzione inglese originale di JN Findlay. Londra: Routledge & Kegan Paul, 1970. Dalla seconda edizione del tedesco. Prima edizione, 1900-01; seconda edizione, 1913, 1920.
    • L’opera magnum di Husserl, che espone il suo sistema filosofico che comprende filosofia della logica, filosofia del linguaggio, ontologia, fenomenologia ed epistemologia. Ecco i fondamenti della fenomenologia di Husserl e della sua teoria dell’intenzionalità.
  • Husserl, E., 2001, Le indagini logiche più brevi
    • Un'edizione ridotta del precedente.
  • Husserl, E., 1963, Idee: un'introduzione generale alla fenomenologia pura. Trans. WR Boyce Gibson. New York: Collier Books. Dall'originale tedesco del 1913, originariamente intitolato , Primo Libro. Recentemente tradotto con il titolo completo da Fred Kersten. Dordrecht e Boston: Kluwer Academic Publishers, 1983. Conosciuto come Idee IO.
    • Il resoconto maturo di Husserl della fenomenologia trascendentale, inclusa la sua nozione di contenuto intenzionale come noema.
  • Husserl, E., 1989, Idee relative ad una fenomenologia pura e ad una filosofia fenomenologica,Secondo libro. Trans. Richard Rojcewicz e André Schuwer. Dordrecht e Boston: Kluwer Academic Publishers. Dal manoscritto originale tedesco non pubblicato del 1912, rivisto nel 1915, 1928. Conosciuto come Idee II.
    • Analisi fenomenologiche dettagliate assunte in Idee I, comprese le analisi della consapevolezza corporea (cinestesi e motilità) e della consapevolezza sociale (empatia).
  • Merleau-Ponty, M., 2012, Fenomenologia della percezione,Trans. Donald A. Landes. Londra e New York: Routledge. Traduzione precedente, 1996, Fenomenologia della percezione,Trans. Colin Smith. Londra e New York: Routledge. Dall'originale francese del 1945.
    • La concezione fenomenologica di Merleau-Ponty, ricca di descrizioni impressionistiche della percezione e di altre forme di esperienza, che sottolinea il ruolo del corpo sperimentato in molte forme di coscienza.
  • Sartre, J.-P., 1956, Essere e Nulla. Trans. Hazel Barnes. New York: Washington Square Press. Dall'originale francese del 1943.
    • L'opera magnum di Sartre, che sviluppa in dettaglio la sua concezione della fenomenologia e la sua visione esistenziale della libertà umana, compresa la sua analisi della coscienza della coscienza, lo sguardo dell'Altro e molto altro ancora.
  • Sartre, J.-P., 1964, Nausea. Trans. Lloyd Alexander. New York: Pubblicazione delle Nuove Direzioni. Dall'originale francese del 1938).
    • Un romanzo in prima persona, che descrive come vengono vissute le cose, illustrando così la concezione della fenomenologia (e dell’esistenzialismo) di Sartre senza idiomi tecnici e senza discussione teorica esplicita.

Ricerca moderna

  • Bayne, T. e Montague, M., (a cura di), 2011, Fenomenologia cognitiva
    • Saggi che discutono l'estensione della coscienza fenomenica.
  • Block, N., Flanagan, O. e Güzeldere, G. (a cura di), 1997, La natura della coscienza
    • Studi approfonditi sugli aspetti della coscienza, nella filosofia analitica della mente, spesso affrontando questioni fenomenologiche, ma con un riferimento limitato alla fenomenologia in quanto tale.
  • Chalmers, D. (a cura di), 2002, Filosofia della mente: letture classiche e contemporanee. Oxford e New York: Oxford University Press.
    • Letture fondamentali in filosofia della mente, in gran parte filosofia della mente analitica, a volte affrontando questioni fenomenologiche, con qualche riferimento alla fenomenologia classica, inclusi brani tratti da Cartesio, Ryle, Brentano, Nagel e Searle (come discusso nel presente articolo).
  • Dreyfus, H., con Hall, H. (a cura di), 1982, Husserl, Intenzionalità e scienze cognitive. Cambridge, Massachusetts: MIT Press.
    • Studi su questioni relative alla fenomenologia husserliana e alla teoria dell'intenzionalità, con collegamenti ai primi modelli di scienze cognitive, inclusa la discussione di Jerry Fodor sul solipsismo metodologico (confronta il metodo di parentesi o epoché di Husserl), e incluso l'articolo di Dagfinn Føllesdal, "La nozione di Noema di Husserl" ( 1969).
  • Fricke, C. e Føllesdal, D. (a cura di), 2012, Intersoggettività e oggettività in Adam Smith e Edmund Husserl: una raccolta di saggi. Francoforte e Parigi: Ontos Verlag.
    • Studi fenomenologici su intersoggettività, empatia e simpatia nelle opere di Smith e Husserl.
  • Kriegel, U. e Williford, K. (a cura di), 2006, Approcci autorappresentativi alla coscienza. Cambridge, Massachusetts: MIT Press.
    • Saggi che affrontano la struttura dell'autocoscienza, o coscienza della coscienza, alcuni attingendo esplicitamente alla fenomenologia.
  • Mohanty, JN, 1989, Fenomenologia trascendentale: un resoconto analitico T. Oxford e Cambridge, Massachusetts: Basil Blackwell.
    • Uno studio delle strutture della coscienza e del significato in una interpretazione contemporanea della fenomenologia trascendentale, in collegamento con le questioni della filosofia analitica e della sua storia.
  • Mohanty, JN, 2008, La filosofia di Edmund Husserl: uno sviluppo storico, New Haven e Londra: Yale University Press.
    • Uno studio dettagliato sullo sviluppo della filosofia di Husserl e sulla sua concezione della fenomenologia trascendentale.
  • Mohanty, JN, 2011, Gli anni di Friburgo di Edmund Husserl: 1916-1938. New Haven e Londra: Yale University Press.
    • Uno studio approfondito dell’ultima filosofia di Husserl e della sua concezione della fenomenologia che coinvolge il mondo della vita.
  • Moran, D., 2000, . Londra e New York: Routledge.
    • Un'ampia discussione introduttiva delle principali opere dei fenomenologi classici e di molti altri pensatori in senso lato fenomenologico.
  • Moran, D., 2005, Edmund Husserl: fondatore della fenomenologia. Cambridge e Malden, Massachusetts: Polity Press.
    • Uno studio sulla fenomenologia trascendentale di Husserl.
  • Parsons, Charles, 2012, Da Kant a Husserl: saggi selezionati, Cambridge, MA: Harvard University Press.
    • Studi su personaggi storici della filosofia della matematica, tra cui Kant, Frege, Brentano e Husserl.
  • Petitot, J., Varela, F. J., Pachoud, B. e Roy, J.-M., (a cura di), 1999, Fenomenologia naturalizzante: problemi di fenomenologia contemporanea e scienze cognitive. Stanford, California: Stanford University Press (in collaborazione con Cambridge University Press, Cambridge e New York).
    • Studi su questioni di fenomenologia in connessione con le scienze cognitive e le neuroscienze, perseguendo l'integrazione delle discipline, coniugando così la fenomenologia classica con le scienze naturali contemporanee.
  • Searle, J., 1983, Intenzionalità
    • L’analisi dell’intenzionalità di Searle, spesso simile nei dettagli alla teoria dell’intenzionalità di Husserl, ma perseguita nella tradizione e nello stile della filosofia analitica della mente e del linguaggio, senza una metodologia apertamente fenomenologica.
  • Smith, B. e Smith, D.W. (a cura di), 1995, Il compagno di Cambridge di Husserl. Cambridge e New York: Cambridge University Press.
    • Studi dettagliati dell'opera di Husserl, inclusa la sua fenomenologia, con un'introduzione alla sua filosofia generale.
  • Smith, DW, 2013, Husserl, 2a edizione riveduta. Londra e New York: Routledge. (1a edizione, 2007).
    • Uno studio dettagliato del sistema filosofico di Husserl che comprende logica, ontologia, fenomenologia, epistemologia ed etica, senza presupporre alcun background precedente.
  • Smith, D.W. e McIntyre, R., 1982, Husserl e l'intenzionalità: uno studio su mente, significato e linguaggio. Dordrecht e Boston: D. Reidel Publishing Company (ora Springer).
    • Uno sviluppo lungo un libro della fenomenologia analitica, con un’interpretazione della fenomenologia di Husserl, della sua teoria dell’intenzionalità e delle sue radici storiche, e collegamenti con questioni di teoria logica e filosofia analitica del linguaggio e della mente, senza presupporre alcun background precedente.
  • Smith, D. W. e Thomasson, Amie L. (a cura di), 2005, Fenomenologia e filosofia della mente. Oxford e New York: Oxford University Press.
    • Saggi che integrano fenomenologia e filosofia analitica della mente.
  • Sokolowski, R., 2000, Introduzione alla fenomenologia. Cambridge e New York: Cambridge University Press.
    • Un'introduzione contemporanea alla pratica della fenomenologia trascendentale, senza interpretazione storica, sottolineando un atteggiamento trascendentale nella fenomenologia.
  • Tieszen, R., 2005, . Cambridge e New York: Cambridge University Press.
  • Tieszen, R., 2005, Fenomenologia, logica e filosofia della matematica. Cambridge e New York: Cambridge University Press.
    • Saggi che mettono in relazione la fenomenologia husserliana con problemi di logica e matematica.
  • Tieszen, R., 2011, Dopo Gödel: platonismo e razionalismo in matematica e logica. Oxford e New York: Oxford University Press.
    • Uno studio dell’opera di Gödel in relazione, inter alia, alla fenomenologia husserliana nei fondamenti della logica e della matematica.
  • Zahavi, D. (a cura di), 2012, Il Manuale di Oxford sulla fenomenologia contemporanea. Oxford e New York: Oxford University Press.
    • Una raccolta di saggi contemporanei su temi fenomenologici (non principalmente su personaggi storici).

Traduzione di V.V. Vasiliev

Come citare questo articolo

Smith, David Woodruff. Fenomenologia // Stanford Encyclopedia of Philosophy: traduzioni di articoli selezionati / ed. D.B. Volkova, V.V. Vasilieva, M.O. Kedrova. URL =< >.

Originale: Smith, David Woodruff, "Fenomenologia", The Stanford Encyclopedia of Philosophy (edizione inverno 2016), Edward N. Zalta (a cura di), URL =<

Fenomenologia rappresenta una delle tendenze della filosofia del XX secolo, il cui compito è descrivere un fenomeno (fenomeno, evento, esperienza) basato sull'esperienza primaria della coscienza cognitiva (Sé trascendentale). Il suo fondatore lo è Husserl, sebbene abbia avuto dei predecessori: Franz Bertano e Karl Stumpf.

Il libro di Husserl "Ricerca logica"è il punto di partenza dell'emergere di questa direzione, che ha avuto un enorme impatto sull'emergere e sullo sviluppo della psicologia fenomenologica, della sociologia fenomenologica, della filosofia della religione, dell'ontologia, della filosofia della matematica e delle scienze naturali, della metafisica, dell'ermeneutica, dell'esistenzialismo e del personalismo.

Il nucleo di questa direzione è il concetto di intenzionalità- la proprietà della coscienza umana di concentrarsi su un argomento specifico, cioè l'interesse di una persona nel considerare l'aspetto filosofico di un oggetto specifico.

La fenomenologia si pone come obiettivo la creazione di una scienza universale, che servirebbe da giustificazione per tutte le altre scienze e conoscenze in generale, e avrebbe una giustificazione rigorosa. La fenomenologia cerca di descrivere l'intenzionalità della vita della coscienza, l'esistenza della personalità, nonché i fondamenti fondamentali dell'esistenza umana.

Una caratteristica di questo metodo è il rifiuto di qualsiasi premessa dubbia. Questa direzione afferma la continuità simultanea e allo stesso tempo irriducibili della coscienza, dell'esistenza umana, della personalità, della natura psicofisica dell'uomo, della cultura spirituale e della società.

Husserl ha lanciato lo slogan " Torniamo alle cose stesse!" che orienta la persona verso il distacco dalle connessioni funzionali e causali tra il mondo oggettivo e la nostra coscienza. Cioè, la sua chiamata è ripristinare la connessione tra coscienza e oggetti, quando un oggetto non si trasforma in coscienza, ma viene percepito dalla coscienza come un oggetto che ha determinate proprietà senza studiarne le funzioni, la struttura, ecc. Difendeva la coscienza pura, libera da dogmi e schemi di pensiero imposti.

IN Sono stati proposti 2 principali metodi di ricerca:

  • La prova è la contemplazione diretta,
  • La riduzione fenomenologica è la liberazione della coscienza dagli atteggiamenti naturali (naturalistici).

La riduzione fenomenologica non è un'ingenua immersione nel mondo circostante, ma concentra l'attenzione su ciò che la coscienza sperimenta nel mondo che ci è dato. Queste esperienze non vengono poi utilizzate semplicemente come fatti concreti, ma come entità ideali. Questo viene poi ridotto alla pura coscienza del nostro Sé trascendentale.

"...Il campo della fenomenologia è un'analisi di ciò che si rivela a priori nell'intuizione diretta, nelle fissazioni delle entità direttamente percepite e nelle loro interrelazioni e nella loro cognizione descrittiva nell'unione sistemica di tutti gli strati nella coscienza trascendentalmente pura," - Husserl, “Le idee”.

Utilizzando il metodo della riduzione fenomenologica, l'uomo arriva gradualmente a comprendere che l'esistenza è preceduta dal puro ego o pura coscienza con le entità che sperimenta.

La fenomenologia copre quindi un campo vastissimo, che va dalla semplice contemplazione di un oggetto alla riflessione filosofica sulla base delle sue culture semantiche.

Husserl cercò non solo di comprendere il mondo, ma anche di costruire, alla creazione di un mondo vero, al centro del quale sta l'uomo stesso. Ha scritto: “La conoscenza filosofica crea non solo risultati particolari, ma anche un atteggiamento umano, che invade immediatamente il resto della vita pratica... Forma una nuova comunità intima tra gli uomini, potremmo dire una comunità di interessi puramente ideali tra persone che vivono di filosofia , sono legati indimenticabilmente da idee , che non solo sono utili a tutti, ma sono ugualmente padroneggiate da tutti."

Attualmente, i metodi di ricerca fenomenologica sono utilizzati in psichiatria, sociologia, critica letteraria ed estetica. I maggiori centri fenomenologici si trovano in Belgio e Germania. Negli anni '90 del XX secolo furono creati centri a Mosca e Praga. L'Istituto internazionale per la ricerca e l'educazione fenomenologica avanzata si trova negli Stati Uniti.

Vadim Rudnev

Fenomenologia - (dal greco antico phainomenon - essere) - una delle aree della filosofia del ventesimo secolo, associata principalmente ai nomi di Edmund Husserl e Martin Heidegger.

La specificità della fenomenologia come dottrina filosofica sta nel rifiuto di ogni idealizzazione come punto di partenza e nell'accettazione dell'unico prerequisito: la possibilità di descrivere la vita semantica spontanea della coscienza.

L'idea principale della fenomenologia è la continuità e allo stesso tempo la reciproca irriducibilità, irriducibilità della coscienza, dell'esistenza umana, della personalità e del mondo oggettivo.

La principale tecnica metodologica della fenomenologia è la riduzione fenomenologica: lavoro riflessivo con la coscienza, volto a identificare la pura coscienza, o l'essenza della coscienza.

Dal punto di vista di Husserl, qualsiasi oggetto dovrebbe essere colto solo come correlato della coscienza (proprietà dell'intenzionalità), cioè percezione, memoria, fantasia, giudizio, dubbio, ipotesi, ecc. L'atteggiamento fenomenologico non è finalizzato alla percezione del noto e dell'identificazione di proprietà o funzioni ancora sconosciute di un oggetto, ma sul processo di percezione stesso come processo di formazione di un certo spettro di significati visti nell'oggetto.

“Lo scopo della riduzione fenomenologica”, scrive il ricercatore di fenomenologia V.I. Molchanov, “è scoprire in ogni coscienza individuale la pura concepibilità come pura imparzialità, che mette in discussione ogni sistema di mediazione già dato tra sé e il mondo. L'imparzialità va mantenuta in un atteggiamento fenomenologico non in relazione agli oggetti e ai processi del mondo reale, la cui esistenza non è messa in discussione - “tutto resta com'era” (Husserl), - ma in relazione ad atteggiamenti di coscienza già acquisiti. La coscienza pura non è coscienza purificata dagli oggetti, al contrario, la coscienza qui per la prima volta rivela la sua essenza come chiusura semantica con un oggetto imposto su di esso, dai tentativi di trovare la base della coscienza in ciò che non è coscienza - questa è l'identificazione e la descrizione del campo di coniugazione semantica diretta della coscienza e un oggetto, i cui orizzonti non contengono entità nascoste e non manifestate come. significati”.

Dal punto di vista fenomenologico (cfr. Linguaggio individuale nella filosofia di L. Wittgenstein), l'esperienza del significato è possibile al di fuori della comunicazione - in una vita mentale individuale, “solitaria”, e quindi l'espressione linguistica non è identica a Il significato, il segno è solo una delle possibilità – insieme alla contemplazione – di attuazione del significato.

La fenomenologia ha sviluppato il suo concetto originale di tempo. Il tempo è qui considerato non come oggettivo, ma come temporalità, la temporalità della coscienza stessa. Husserl ha proposto la seguente struttura della percezione temporale: 1) punto adesso (impressione iniziale); 2) ritenzione, cioè la ritenzione primaria di questo punto presente; 3) protensione, cioè aspettativa o anticipazione primaria, costituente “ciò che viene”.

Il tempo in fenomenologia è la base della coincidenza di un fenomeno e della sua descrizione, mediatore tra la spontaneità della coscienza e la riflessione.

Anche la fenomenologia ha sviluppato un proprio concetto di verità.

V.I Molchanov scrive a questo proposito: “Husserl chiama verità, in primo luogo, sia la certezza stessa dell'essere, cioè l'unità dei significati che esiste indipendentemente dal fatto che qualcuno la veda o no, sia l'essere stesso è il “soggetto” , realizzando la verità. ." La verità è l'identità di un oggetto con se stesso, "l'essere nel senso della verità": un vero amico, un vero stato di cose, ecc. In secondo luogo, la verità è la struttura di un atto di coscienza, che crea la possibilità di vedere lo stato delle cose esattamente così com'è, cioè la possibilità di identità (adeguatezza) del pensiero e dell'evidenza contemplata come criterio di verità non è un sentimento speciale che accompagna certi giudizi, ma l'esperienza di questa coincidenza. Per Heidegger, la verità non è il risultato di un confronto di idee e non la corrispondenza dell'idea a una cosa reale; la verità non è l'uguaglianza di conoscenza e oggetto […] La verità come vero essere è radicata nel modo dell’esistenza umana, che si caratterizza come apertura […] L’essere umano può essere nella verità e non nella verità – la verità come apertura deve essere strappata, rubata all’esistenza […]. La verità è essenzialmente identica all'essere; la storia dell'esistenza è la storia del suo oblio; La storia della verità è la storia della sua epistemologia."

Negli ultimi decenni la fenomenologia ha mostrato una tendenza alla convergenza con altre direzioni filosofiche, in particolare con la filosofia analitica. La vicinanza tra loro si riscontra laddove si parla di significato, significato, interpretazione.

Bibliografia

Molchanov V.I. Fenomenapogia // Filosofia occidentale moderna: Dizionario, - M., 1991.

FENOMENOLOGIA

La FENOMENOLOGIA è un movimento influente nella filosofia occidentale del XX secolo. Sebbene il termine F. stesso sia stato usato da Kant e Hegel, si diffuse grazie a Husserl, che creò un progetto su larga scala di filosofia fenomenologica. Questo progetto ha svolto un ruolo importante sia per la filosofia tedesca che per quella francese della prima metà - metà del XX secolo. Opere filosofiche come “Formalismo nell’etica ed etica materiale del valore” di Scheler (1913/1916), “Essere e tempo” di Heidegger (1927), “Essere e nulla” di Sartre (1943), “Fenomenologia della percezione” di Merleau-Ponty (1945) sono studi fenomenologici programmatici. I motivi fenomenologici sono efficaci anche nel quadro della filosofia non fenomenologicamente orientata, così come in una serie di scienze, ad esempio nella critica letteraria, nelle scienze sociali e, soprattutto, nella psicologia e nella psichiatria. Ciò è evidenziato dagli studi fenomenologici sia dei contemporanei e degli studenti di Husserl, sia dei filosofi viventi. I fenomenologi o filosofi orientati alla fenomenologia più interessanti includono: Heidegger, uno studente di Husserl, che utilizzò il metodo fenomenologico come "un modo per avvicinarsi a qualcosa e un modo per mostrare la definizione di ciò che dovrebbe diventare il tema dell'ontologia", vale a dire l'Esserci umano, per la cui descrizione e comprensione la fenomenologia deve ricorrere all'ermeneutica (“Essere e Tempo”); La “Scuola di fenomenologia di Göttingen”, inizialmente focalizzata sull’ontologia fenomenologica (A. Reinach, Scheler), i cui rappresentanti, insieme alla “Scuola di Monaco” (M. Geiger, A. Pfender) e sotto la guida di Husserl, fondarono la “Scuola di fenomenologia di Göttingen” (M. Geiger, A. Pfender) e sotto la guida di Husserl. Annuario della fenomenologia” del 1913 e ricerche fenomenologiche”, aperto con l’opera programmatica di Husserl “Idee verso la fenomenologia pura e la filosofia fenomenologica”, in cui furono pubblicate le già citate opere di Scheler e Heidegger; E. Stein, L. Landgrebe e E. Fink - assistenti di Husserl; così come il fenomenologo dell'estetica polacco R. Ingarden, il fenomenologo ceco, attivista per i diritti umani J. Patochka, i fenomenologi americani di orientamento sociologico Gurvich e Schutz; Filosofi russi Shpet e Losev. La situazione in Germania prima e durante la seconda guerra mondiale escluse Husserl, che era ebreo, dalle discussioni filosofiche fino alla metà degli anni Cinquanta. I suoi primi lettori furono il monaco e filosofo francescano Van Brede, il fondatore del primo Archivio Husserl a Lovanio (1939), così come Merleau-Ponty, Sartre, Ricoeur, Levinas, Derrida. I filosofi elencati furono fortemente influenzati da F. , e alcuni periodi del loro lavoro possono essere definiti fenomenologici. L'interesse per F. oggi copre non solo l'Europa occidentale e orientale, ma anche, ad esempio, l'America Latina e il Giappone. Il primo congresso mondiale di fenomenologia ha avuto luogo in Spagna nel 1988. Tra i fenomenologi moderni più interessanti in Germania figurano Waldenfels e K. Held. Ph. nella comprensione di Husserl è una descrizione delle strutture semantiche della coscienza e dell'oggettività, che viene effettuata nel processo di "mettere tra parentesi" sia il fatto dell'esistenza o dell'esistenza di un oggetto, sia l'attività psicologica della coscienza diretta verso di esso. Come risultato di tale “bracketing” o dell'attuazione di un'epoca fenomenologica, l'oggetto di studio del fenomenologo diventa la coscienza, considerata dal punto di vista della sua natura intenzionale. L'intenzionalità della coscienza si manifesta nella direzione degli atti di coscienza verso un oggetto. Il concetto di intenzionalità, mutuato da Husserl dalla filosofia del suo maestro Brentano e ripensato nel corso delle Ricerche logiche. Parte 2" è uno dei concetti chiave di F.

Fenomenologia (filosofia)

Husserl. Nello studio della coscienza intenzionale, l’enfasi viene spostata dal cosa, o l’esistenza “tra parentesi” di un oggetto, al suo come, o alla varietà di modi in cui un oggetto viene dato. L'oggetto dal suo punto di vista non è dato, ma è rivelato o si rivela (erscheint) nella coscienza. Husserl chiama questo tipo di fenomeno un fenomeno ( greco phainomenon: rivelarsi). F. quindi è la scienza dei fenomeni della coscienza. Il suo slogan diventa lo slogan “Ritorno alle cose stesse!”, che, come risultato del lavoro fenomenologico, devono rivelarsi direttamente alla coscienza. Un atto intenzionale diretto verso un oggetto deve essere riempito (erfuehllt) con l'essere di questo oggetto. G. chiama verità il riempimento dell'intenzione con il contenuto esistenziale e la sua esperienza nel giudizio - prova. Il concetto di intenzionalità e coscienza intenzionale è associato in F. Husserl inizialmente al compito di comprovare la conoscenza ottenibile nel quadro di una certa nuova scienza o dottrina scientifica. A poco a poco, il posto di questa scienza viene preso da FT arr. Il primo modello di F. può anche essere rappresentato come un modello di scienza che cerca di mettere in discussione la posizione abituale dell'esistenza degli oggetti e del mondo, designata da Husserl come “atteggiamento naturale”, e nel descrivere la diversità degli la loro donazione - nel quadro di un “atteggiamento fenomenologico” - di giungere (o non venire) a questa esistenza. L'esistenza di un oggetto è intesa come identica nella varietà dei modi in cui si dà. Il concetto di intenzionalità è allora la condizione di possibilità dell'atteggiamento fenomenologico. Le vie per raggiungerlo sono, insieme all'era fenomenologica, la riduzione eidetica, trascendentale e fenomenologica. La prima porta allo studio delle essenze degli oggetti; la seconda, vicina all’era fenomenologica, apre al ricercatore il regno della coscienza pura o trascendentale, cioè della coscienza pura o trascendentale. coscienza dell'atteggiamento fenomenologico; la terza trasforma questa coscienza in soggettività trascendentale e conduce alla teoria della costituzione trascendentale. Il concetto di intenzionalità ha giocato un ruolo cruciale negli studi di Heidegger, Merleau-Ponty, Sartre e Levinas. Così, nella “Fenomenologia della percezione” di Merleau-Ponty, questo concetto funge da prerequisito per superare il tradizionale divario tra mente e corpo nella filosofia e psicologia classica e ci permette di parlare della “mente incarnata” come punto di partenza dell'esperienza, percezione e conoscenza. Il lavoro di Husserl nel campo della descrizione della coscienza intenzionale lo porta a nuovi concetti o modelli di questa coscienza come coscienza temporale interna e orizzonte della coscienza. La coscienza del tempo interiore è un prerequisito per comprendere la coscienza come un flusso di esperienze. Il punto di partenza di questo flusso è il punto “adesso” del tempo presente, attorno al quale – nell'orizzonte della coscienza – si raccoglie il futuro appena esistente e possibile. La coscienza nel punto “adesso” è costantemente correlata al suo orizzonte temporale. Questa correlazione ci permette di percepire, ricordare e immaginare qualcosa che è solo possibile. Il problema della coscienza interna del tempo ha suscitato una risposta nella ricerca di quasi tutti i fenomenologi. Così, in Essere e tempo, Heidegger trasforma la temporalità della coscienza di Husserl nella temporalità dell'esistenza umana, il cui punto di partenza non è più l'“adesso”, ma il “correre avanti”, il futuro, che è “proiettato”. dall'Esserci dalla sua possibilità di essere. Nella filosofia di Levinas, la temporalità è intesa “non come il fatto di un soggetto isolato e solitario, ma come la relazione del soggetto con l’Altro”. Le origini di questa comprensione della temporalità sono facili da trovare nel modello della coscienza-tempo e dell'orizzonte temporale, nel quadro del quale Husserl cerca di costruire la relazione tra me e l'Altro per analogia con la relazione dell'esperienza reale con il tempo. orizzonte che lo circonda. Nel quadro della coscienza o nel quadro della sua noematico-noetica ( cm. NOESIS e NOEMA) unità come unità delle esperienze dal punto di vista del loro contenuto e realizzazione, avviene la costituzione dell'oggettività, processo attraverso il quale l'oggetto acquisisce il suo significato esistenziale. Il concetto di costituzione è un altro concetto importantissimo di F. La fonte della costituzione dei centri di realizzazione degli atti di coscienza è il Sé. L'Essere del Sé è l'unico essere, della cui presenza e significato non posso dubitare. Questo essere è di un tipo completamente diverso dall'essere oggettivo. Questo motivo è un evidente riferimento a Cartesio, che Husserl considera il suo immediato predecessore.

Un altro modo di affrontare il Sé è intenderlo come soggettività trascendentale, che collega F. Husserl con la filosofia di Kant. L'introduzione del concetto di “soggettività trascendentale” ha mostrato ancora una volta la specificità della filosofia in quanto indirizzata non agli oggetti e alla loro esistenza, ma alla costituzione di questa esistenza nella coscienza. L'appello di Husserl al problema dell'essere fu ripreso dai fenomenologi successivi. Il primo progetto dell'ontologia di Heidegger è il progetto di F., che rende auto-rivelanti (fenomenali) i modi e le modalità dell'esistenza umana. Sartre in “L’essere e il nulla”, utilizzando attivamente i concetti di Husserl come fenomeno, intenzionalità e temporalità, li collega alle categorie di Hegel e all’ontologia fondamentale di Heidegger. Egli contrappone rigorosamente l'essere per sé come coscienza (niente) e l'essere in sé come fenomeno (essere), che formano una realtà ontologica dualistica. Il metodo fenomenologico di Sartre intende sottolineare, in contrasto con il metodo di Hegel, la reciproca irriducibilità dell'essere e del nulla, della realtà e della coscienza. Come Husserl e Heidegger, si rivolge a una descrizione fenomenologica dell'interazione tra realtà e coscienza. Il problema del Sé come nucleo o centro delle realizzazioni della coscienza porta Husserl alla necessità di descrivere questo Sé. F. acquisisce i tratti di una filosofia riflessiva. Husserl parla di un tipo speciale di percezione del Sé: percezione interna. Essa, proprio come la percezione degli oggetti esterni, oggettiva ciò di cui si occupa. Ma l’oggettivazione non si realizza mai in modo assoluto e definitivo, poiché avviene nell’orizzonte della coscienza e in esso apre vie sempre nuove di dare oggetti. Ciò che rimane nel Sé dopo la sua oggettivazione da parte della coscienza è ciò che Husserl chiama “puro Sé”. Nella filosofia dei seguaci di Husserl, il “puro io” non oggettivato divenne un prerequisito per l'esistenza possibile e incompleta di me stesso. La coscienza dell'orizzonte è la coscienza della mia realizzazione, una connessione di riferimenti che si estende all'infinito. Si tratta di un'infinità di possibilità per il posizionamento degli oggetti, di cui dispongo ancora in modo non del tutto arbitrario. L'ultima e necessaria condizione per un simile appello agli oggetti della conoscenza è la pace. Il concetto del mondo, inizialmente sotto forma di “concetto naturale del mondo”, e poi come “mondo della vita” è un tema ampio e separato di F. Questo argomento è stato affrontato da Heidegger (l'essere-nel- mondo e il concetto della mondanità del mondo), Merleau-Ponty (l'essere-al-mondo), Gurvich con il suo progetto del mondo della doxa e dell'episteme, Schutz con il suo progetto di studio fenomenologico-sociologico della costruzione e struttura del mondo sociale. Il concetto di “mondo della vita” è entrato in uso oggi non solo nella filosofia orientata alla fenomenologia, ma anche nella filosofia dell’azione comunicativa, nella filosofia analitica del linguaggio e nell’ermeneutica. In F. Husserl, questo concetto è strettamente connesso con concetti come l'intersoggettività, la corporeità, l'esperienza dell'Alieno e la teleologia della mente. Inizialmente il mondo appare come il correlato più generale della coscienza o della sua oggettività più estesa. Questo, da un lato, è il mondo della scienza e della cultura, dall'altro la base di ogni idea scientifica del mondo. Il mondo è tra i soggetti di questo mondo, funge da mezzo della loro esperienza di vita e dà a questa esperienza di vita determinate forme. L'intersoggettività è una condizione per la possibilità del mondo, nonché una condizione per l'oggettività di ogni conoscenza, che nel “mondo della vita” si trasforma da mia, soggettiva, in qualcosa che appartiene a tutti - oggettiva. F. si trasforma in uno studio e una descrizione della trasformazione delle opinioni in conoscenza, soggettive in oggettive, mie in universalmente significative. Le riflessioni del defunto Husserl sul “mondo della vita” collegano tutti i suoi progetti F. Nell'ambito del “mondo della vita” e della sua genesi, il corpo stesso della mente si dispiega, assumendo inizialmente la forma dell'insegnamento scientifico. F., descrivendo la duplice natura del “mondo della vita” come base di ogni conoscenza e orizzonte di tutte le sue possibili modificazioni, pone a suo fondamento la dualità della coscienza stessa, che proviene sempre da qualcosa di estraneo ad essa e la pone necessariamente . Nella bocca di un fenomenologo moderno come Waldenfels, la dualità della coscienza è un'affermazione delle differenze tra me e l'Altro e un prerequisito per l'esistenza di un mondo multidimensionale ed eterogeneo, in cui costruire un atteggiamento verso ciò che è estraneo al mio il sé è un prerequisito per l’etica. F. nella forma di F. etica è una descrizione delle diverse forme del rapporto tra me e l'Altro, appartenente ed estraneo al mio sé. Tale filosofia è sia un'estetica che una filosofia della vita quotidiana e politica in cui queste forme sono incarnate.

Fonte: Ultimo dizionario filosofico su Gufo.me

PER ESEMPIO. - Filosofo tedesco, fondatore della fenomenologia, allievo di Brento.

FENOMENOLOGIA

sviluppò i principi fondamentali della fenomenologia, l'unica disciplina capace, a suo avviso, di fare della filosofia una scienza rigorosa ed esatta. La fenomenologia è la scienza dei fenomeni. Un fenomeno è qualcosa che appare perché appare. L'io umano e tutte le cose che lo circondano sono fenomeni. La base della conoscenza - il principio di riduzione fenomenologica - risiede nell'astinenza (epoca) dalla fede nella realtà del mondo che ci circonda. Riceviamo così l'eidos del mondo, il suo valore ideale. Da un certo punto di vista, la riduzione è eidetica. Poiché il fenomeno si manifesta nella coscienza e solo attraverso un atto di coscienza, cioè la coscienza soggettiva determina lo stato delle cose nella realtà, anche la riduzione è trascendentale.

Nella doppia dimensione – eidetica e trascendentale – un fenomeno, proprio come la sua manifestazione alla coscienza, è qualcosa di assoluto.

Questa è l'essenza di una cosa, il suo essere. La coscienza che opera la riduzione è autosufficiente.

Così, secondo Husserl, ci viene rivelato l'unico essere assoluto. La coscienza ha un'intenzione, un focus su un oggetto. G. chiama intuizione l'intenzione per un oggetto, data direttamente e originariamente alla coscienza. L'intuizione in fenomenologia ha il seguente significato: vedere tutto ciò che appare come veramente manifestato e solo come manifestato. Per completare la sua teoria, G. introduce il concetto di “costituzione”. La coscienza è un flusso costitutivo. La forma della costituzione è la temporalità fenomenologica: l'unità del passato, del futuro e del presente in un atto intenzionale di coscienza. Per costituzione sotto forma di temporalità della coscienza, l'io ha il mondo circostante e se stesso. Secondo Husserl la filosofia è il tentativo più alto della Ragione di costituire con evidenza genuina l'“io” e cosa sia il mondo di questo “io”.

Edmund Husserl(Tedesco) Edmund Husserl; 8 aprile 1859, Prosnitz, Moravia (Austria) - 26 aprile 1938, Friburgo) - Filosofo tedesco, fondatore della fenomenologia. Proveniva da una famiglia ebrea. Nel 1876 entrò all'Università di Lipsia, dove iniziò a studiare astronomia, matematica, fisica e filosofia, nel 1878 si trasferì all'Università di Berlino, dove continuò a studiare matematica con L. Kronecker e K. Weierstrass, nonché con filosofia con F. Paulsen. Nel 1881 studiò matematica a Vienna. L'8 ottobre 1882 difese la sua tesi “Sulla teoria del calcolo delle variazioni” presso l'Università di Vienna con Leo Königsberger e iniziò a studiare filosofia con Franz Brentano. Nel 1886 Husserl e la sua sposa accettarono la religione protestante, nel 1887 formalizzarono il matrimonio, dopo di che Husserl ottenne un posto di insegnante all'università di Halle.

Le sue prime pubblicazioni furono dedicate ai problemi dei fondamenti della matematica (Filosofia dell'aritmetica, 1891) e della logica (Investigazioni logiche I, 1900; II, 1901). "Ricerche logiche" diventa il primo libro di una nuova direzione della filosofia aperta da Husserl: la fenomenologia. A partire dal 1901 incontrò a Gottinga e Monaco un'atmosfera amichevole e le prime persone che la pensavano allo stesso modo (Reinach, Scheler, Pfänder). Fu durante questo periodo che pubblicò un articolo programmatico su Logos - "La filosofia come scienza rigorosa" (1911) e il primo volume di "Idee verso la fenomenologia pura e la filosofia fenomenologica" (1913). Nel 1916 ottenne la cattedra all'Università di Friburgo, che prima di lui era stata occupata da Rickert. Martin Heidegger, lo studente più abile di Husserl, cura le sue Lezioni sulla fenomenologia della coscienza temporale interna (1928). Poi, “Logica formale e trascendentale” (1929), “Riflessioni cartesiane” (in francese, 1931), parti I e II dell'opera “La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale” (1936, il testo completo del manoscritto è stato pubblicati postumi) furono successivamente pubblicati nel 1954). Dopo l'ascesa al potere dei nazisti, Husserl fu destituito per un certo periodo in quanto ebreo, secondo la legge del Land del Baden; Fu finalmente sollevato dall'incarico solo dopo l'adozione delle Leggi di Norimberga, che privarono gli ebrei della cittadinanza. Heidegger fu eletto rettore dell'università nella primavera del 1933 e presto si unì al NSDAP; la questione del suo coinvolgimento personale nella persecuzione di Husserl e del loro rapporto durante questo periodo solleva molte controversie. A Husserl fu vietato di partecipare ai congressi filosofici del 1933 e del 1937, sia ufficialmente che privatamente; i suoi vecchi libri non furono rimossi dalle biblioteche, ma la pubblicazione di nuovi era impossibile. Nonostante l’ostilità che lo circondava sotto il regime nazista, Husserl non emigrò (i suoi figli andarono negli Stati Uniti). Morì a Friburgo nel 1938 di pleurite quasi completamente solo. Un monaco francescano belga e studente laureato presso l'Istituto Superiore di Filosofia, Hermann Leo Van Breda, temendo l'antisemitismo di Hitler, trasportò la biblioteca di Husserl e le opere inedite a Lovanio, e aiutò anche la vedova del filosofo e gli studenti a lasciare la Germania. Se non fosse stato per l'intervento di Van Breda, la vedova di Husserl avrebbe dovuto affrontare la deportazione in un campo di concentramento e il suo archivio sarebbe stato confiscato e distrutto. Fu così fondato a Lovanio l’Archivio Husserl, un centro per lo studio dell’eredità di Husserl, che esiste ancora oggi. L'archivio smontato di Edmund Husserl a Lovanio contiene quarantamila fogli inediti (parzialmente trascritti), che sono pubblicati nelle opere complete - Husserliana.

L'evoluzione filosofica di Husserl, nonostante la sua appassionata devozione a un'idea (o forse proprio per questo), ha subito numerose metamorfosi. Restano tuttavia invariati gli impegni:

  1. L'ideale della scienza rigorosa.
  2. Liberazione della filosofia dalle premesse casuali.
  3. Autonomia radicale e responsabilità del filosofo.
  4. Il "miracolo" della soggettività.

Husserl fa appello alla filosofia che, a suo avviso, è capace di ripristinare il legame perduto con le preoccupazioni umane più profonde. Non si accontenta del rigore delle scienze logiche e deduttive e vede la ragione principale della crisi della scienza, così come dell'umanità europea, nell'incapacità e nella riluttanza della scienza contemporanea ad affrontare problemi di valore e di significato. Il rigore radicale che qui è implicito è un tentativo di andare alle “radici” o agli “inizi” di ogni conoscenza, evitando tutto ciò che è dubbio e dato per scontato. Coloro che hanno deciso di farlo dovevano avere una profonda consapevolezza delle proprie responsabilità. Questa responsabilità non può essere delegata a nessuno. Pertanto, richiedeva la completa autonomia scientifica e morale del ricercatore.

Come scriveva Husserl, “un vero filosofo non può fare a meno di essere libero: la natura essenziale della filosofia consiste nella sua estremamente radicale autonomia”. Da qui l'attenzione alla soggettività, al mondo irriducibile e fondamentale della coscienza, che comprende la propria esistenza e l'esistenza degli altri. La vita e il lavoro scientifico di Husserl rispettarono pienamente i più severi requisiti di autonomia personale, critica del pensiero e responsabilità verso l'epoca. Queste forti qualità impressionarono molti studenti, nella cui fruttuosa collaborazione prese forma il movimento fenomenologico. Tutti gli studenti conservarono un incrollabile rispetto per colui al quale dovevano l’inizio del loro pensiero, sebbene nessuno di loro seguì Husserl per molto tempo.

⇐ Precedente12131415161718192021Successivo ⇒

Data di pubblicazione: 2014-12-08; Leggi: 206 | Violazione del copyright della pagina

Studopedia.org - Studopedia.Org - 2014-2018 (0,001 s)…

Fenomenologia

coscienza di qualcosa

Il significato e il significato di un oggetto sono correlati al modo in cui viene colto dalla coscienza. Pertanto, la fenomenologia non si concentra sull'identificazione di una conoscenza del mondo precedentemente sconosciuta e sul suo allineamento con ciò che è già noto, ma sulla presentazione del processo stesso di percezione del mondo, cioè sul mostrare le condizioni e le possibilità della conoscenza come processo di formare significati che vengono percepiti nelle proprietà e nelle funzioni di un oggetto.

La coscienza, in altre parole, è indifferente se gli oggetti esistano realmente o se siano un'illusione o un miraggio, perché nella realtà della coscienza c'è un intreccio di esperienze, proprio come i corsi d'acqua si torcono e si intrecciano in un flusso comune. Non c'è nulla nella coscienza tranne i significati di oggetti reali, illusori o immaginari.

La fenomenologia ha subito cambiamenti significativi sia nel concetto del suo fondatore Husserl che in molte modifiche, tanto che la sua storia, osserva il famoso filosofo francese Paul Ricoeur, può essere presentata come la storia delle “eresie” di Husserl.

Fenomenologia

Husserl parte dall'idea di creare una scienza della scienza, una scienza filosofica. La filosofia, scrive, “è chiamata ad essere una scienza rigorosa e, inoltre, che soddisfi i più alti bisogni teorici, e che in senso etico e religioso renda possibile una vita governata dalle pure norme della ragione”. Il filosofo vuole rispondere chiaramente alla domanda su cosa siano essenzialmente le “cose”, gli “eventi”, le “leggi della natura”, e quindi si interroga sull'essenza della teoria e sulla possibilità stessa della sua esistenza.

All’inizio del suo sviluppo, la fenomenologia pretendeva proprio di costruire la filosofia come scienza rigorosa. Questo è esattamente ciò che viene chiamata “La filosofia come scienza rigorosa” una delle opere principali di Husserl del primo periodo.

La scoperta di questa verità evidente presuppone un metodo speciale per avvicinarsi ad essa. Husserl comincia con una posizione che chiama installazione naturale Mondo naturale

riduzione fenomenologica

Il primo stadio della riduzione fenomenologica è la riduzione identica, in cui il fenomenologo “mette tra parentesi” l’intero mondo reale e si astiene da qualsiasi valutazione e giudizio. Husserl chiama questa operazione « era» « era»

(noema) e aspetto della coscienza (conoscenza)

La coscienza in questo caso, per così dire, si apre per incontrare il mondo oggettivo, vedendo in esso non caratteristiche e caratteristiche casuali, ma l'universalità oggettiva.

Inoltre, il fenomeno non è un elemento del mondo reale: è creato e controllato dal fenomenologo per la penetrazione più completa nel flusso della coscienza percettiva e per la scoperta della sua essenza.

intersoggettività

"mondo della vita"

Ulteriore sviluppo della tradizione fenomenologica nelle opere di M. Heidegger (1889-1976), G. Späth (1879-1940), R. Ingarden (1893-1970), M. Scheler (1874-1928), M. Merleau- Ponty (1908-1961), J. - P. Sartre (1905-1980) sono associati, da un lato, all’assimilazione del suo metodo, e dall’altro, alla critica delle tesi fondamentali di Husserl. M. Heidegger, sviluppando e trasformando l'idea di intenzionalità, ha definito l'esistenza umana stessa come l'inseparabilità del mondo e dell'uomo, quindi il problema della coscienza, a cui Husserl ha prestato tanta attenzione, passa in secondo piano. In questo caso non parleremo della varietà dei fenomeni, ma dell'unico fenomeno fondamentale: l'esistenza umana. La verità appare come la correttezza della rappresentazione rivelata all'uomo.

Precedente22232425262728293031323334353637Avanti

VEDI ALTRO:

Filosofia fenomenologica della scienza.

In senso lato, la fenomenologia è una branca della filosofia che studia i fenomeni (gr. - “lo studio dei fenomeni”). Questo concetto è stato utilizzato da molti filosofi: Goethe, Kant, Hegel, Breptapo. In un senso più stretto, questo è il nome dell'insegnamento filosofico di Edmund Husserl (1859-1938), creato a cavallo tra il XIX e il XX secolo. ed è attivamente sviluppato dai suoi seguaci (M. Heidegger, O. Becker, E. Fipk - Germania, M. Merleau-Popty, E. Levipas, M. Dufreppe - Francia, A. Schutz, M. Nathanson, A. Gurvich - America ecc.).

uno dei temi principali della filosofia fenomenologica di E. Husserl e dei suoi seguaci. Il compito di dimostrare in modo irrefutabile e incondizionatamente affidabile la possibilità della conoscenza scientifica rappresenta una tappa essenziale nel programma di Husserl di trasformare la filosofia in una scienza rigorosa. Va notato che la scienza qui non è intesa sul modello delle scienze realmente esistenti, ma piuttosto come un tipo di ricerca veramente razionale nelle sue massime capacità. Una caratteristica del Ph.F.S. si vuole chiarire radicalmente i fondamenti della conoscenza scientifica e la possibilità stessa della conoscenza sulla base del metodo fenomenologico di rivelare l'autodonazione delle “cose stesse” nell'esperienza fenomenologica. La fenomenologia considera ingenua la conoscenza “oggettiva” delle scienze positive, poiché la possibilità stessa di tale conoscenza rimane poco chiara e la connessione tra il processo mentale della conoscenza e l'oggetto della conoscenza ad esso trascendente rimane un mistero.

L'esperienza reale della coscienza, che media ogni esperienza scientifica oggettiva, risulta sempre “rivista” dalla scienza positiva. Ciò significa che tutta la conoscenza scientifica positiva e la sua metodologia sono relative. Guidata dal principio di non presupposizione, la fenomenologia si rivolge direttamente alle fonti originarie dell'esperienza e vede l'essenza della connessione cognitiva nell'intenzionalità (direzione della coscienza verso un oggetto) della coscienza. Penetrando nell'essenza della conoscenza, la fenomenologia si dichiara come scienza universalmente sostanziante, come dottrina scientifica. Husserl propone l’idea di un sistema unificato di conoscenza scientifica e filosofica, in cui la fenomenologia, o “filosofia prima”, che funge da metodologia universale, è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale. Tutte le altre discipline scientifiche si dividono in eidetiche (“seconda filosofia”) e positive secondo la differenza fondamentale tra i due lati dell'oggetto di studio: essenziale (necessario) e fattuale (accidentale). Nel sistema generale della conoscenza scientifica, le scienze eidetiche, tra cui figurano la matematica e le scienze naturali “pure”, risultano essere un anello di congiunzione tra la fenomenologia trascendentale (che va oltre i limiti della ragione) e le scienze positive a cui sono assegnate; ruolo di fondamento teorico per la razionalizzazione e la comprensione trascendentale del materiale fattuale delle scienze positive. Il metodo delle scienze eidetiche è l'ideazione entro i limiti dell'esperienza eideticamente ridotta. Chiarindo le strutture essenziali di vari tipi di realtà, le scienze eidetiche formano ontologie: un'ontologia formale che contiene forme a priori di oggettività in generale e prescrive una struttura formale per scienze particolari, così come ontologie regionali, o materiali, che spiegano i concetti di realtà formale. ontologia sulla materia delle due principali regioni dell'esistenza: natura e spirito. L'ontologia (la scienza, lo studio dei problemi dell'essere) della natura si divide a sua volta in ontologia della natura fisica e ontologia della natura organica. Ogni ontologia regionale è considerata come una sfera autonoma di una certa oggettività con strutture essenziali uniche, comprese nell'ideazione (contemplazione dell'essenza). Le scienze eidetiche consentono di chiarire i concetti fondamentali delle regioni, come “spazio”, “tempo”, “causalità”, “cultura”, “storia”, ecc., nonché di stabilire le leggi essenziali di queste regioni. A livello di ricerca sul materiale fattuale, ciascuna ontologia regionale corrisponde a un gruppo di scienze positive in cui la semantica


34. Epistemologia sociale.

Epistemologia (dal greco antico ἐπιστήμη - "conoscenza scientifica, scienza", "conoscenza affidabile" e λόγος - "parola", "discorso"); epistemologia (dal greco antico γνῶσις - "cognizione", "conoscenza" e λόγος - "parola", "discorso") - teoria della conoscenza, sezione della filosofia. L'EPISTEMOLOGIA SOCIALE (inglese social epistemology, tedesco soziale Erkenntnistheorie) è una delle moderne aree di ricerca all'intersezione tra filosofia, storia e sociologia della scienza, studi scientifici. Negli ultimi 30 anni si è sviluppato attivamente, producendo nuovi approcci e generando discussioni. I sostenitori dell’epistemologia classica credevano che esistessero tre fonti di conoscenza. Questo è, in primo luogo, un oggetto che è al centro dell'interesse cognitivo; in secondo luogo, il soggetto stesso con le sue intrinseche capacità cognitive; in terzo luogo, le condizioni sociali della cognizione. Allo stesso tempo, il contenuto positivo della conoscenza veniva visto principalmente nell'oggetto; il soggetto è fonte di interferenze e illusioni, ma allo stesso tempo garantisce la natura creativa e costruttiva della cognizione; le condizioni sociali sono interamente responsabili dei pregiudizi e degli errori. Numerosi epistemologi moderni hanno assunto una posizione significativamente diversa. Sostengono che tutte e tre le fonti di conoscenza sono in realtà riducibili a una cosa: alle condizioni sociali della conoscenza. Sia il soggetto che l'oggetto sono costruzioni sociali; si conosce solo ciò che fa parte del mondo umano, e nel modo dettato dalle norme e dalle regole sociali. Pertanto, sia il contenuto che la forma della conoscenza sono sociali dall'inizio alla fine: questo è il punto di vista di alcuni (ma non tutti) sostenitori delle scienze sociali. Stato del problema. Nell'ambito di S. e. Si possono distinguere tre direzioni principali, rispettivamente associate ai nomi dei loro rappresentanti: D. Bloor (Edimburgo), S. Fuller (Warwick) ed E. Goldman (Arizona). Ciascuno di essi si posiziona a suo modo rispetto all'epistemologia classica e alla filosofia in generale. COSÌ, Bloor nello spirito della “tendenza naturalistica” conferisce alla sociologia cognitiva lo status di “vera teoria della conoscenza”, destinata a sostituire l’analisi filosofica della conoscenza. G vecchio uomo riconosce l'importanza di molte discipline scientifiche per la teoria della conoscenza, ma sottolinea che non dovrebbe trattarsi semplicemente della loro unificazione empirica. L’epistemologia dovrebbe mantenere la sua distinzione dalle “scienze positive”; non solo la descrizione del processo cognitivo, ma anche la sua valutazione normativa in relazione alla verità e alla validità costituisce l'essenza della sua “epistemica sociale” come variante della teoria analitica della conoscenza. Fulle r prende una posizione intermedia e segue il percorso di sintesi della filosofia di K. Popper, J. Habermas e M. Foucault Considera S. e. non solo una delle versioni teoria moderna conoscenza, ma come sua prospettiva globale e integrativa, strettamente correlata a quelli che vengono chiamati “studi scientifici e tecnologici”. Un'analisi approfondita (anche se non priva di pregiudizi, non menziona il lavoro di D. Bloor con il sottotitolo "Teoria sociale della conoscenza") dell'SE è fornita da E. Goldman nell'articolo omonimo nella Stanford Encyclopedia of Philosophy. Lo definisce come lo studio delle dimensioni sociali della conoscenza o dell'informazione, ma trova opinioni significativamente diverse su cosa copre il termine "conoscenza", quale sia la portata del "sociale" e che tipo di ricerca socio-epistemologica dovrebbe essere e le sue implicazioni. scopo. Secondo alcuni autori, l’ES dovrebbe preservare l’atteggiamento di fondo dell’epistemologia classica, tenendo però conto che quest’ultima era troppo individualistica. Secondo altri autori, l'IS dovrebbe costituire un allontanamento più radicale da quella classica e allo stesso tempo sostituirla in generale come disciplina data. Prospettive epistemologia sociale Alcuni rappresentanti dell'epistemologia sociale considerano i concetti di razionalità, verità e normatività generalmente estranei all'approccio socio-epistemologico. Questa è la via per minimizzare la filosofia nell’epistemologia, per trasformare quest’ultima in una branca della sociologia o della psicologia. Ma anche così, è difficile abbandonare completamente alcune delle norme fondamentali del discorso razionale che limitano la libertà di permissività nella coscienza teorica. Costituiscono la base della versione dell'epistemologia sociale che l'autore di queste righe e i suoi colleghi stanno sviluppando. Designiamo la prima tesi fondamentale come antropologismo: l'uomo ha una mente che lo distingue da altri fenomeni naturali, lo dota di abilità speciali e speciali. responsabilità. L’antropologismo si oppone all’ecologismo totale e al biologismo, che affermano l’uguaglianza di tutte le specie biologiche e il primato dei condizionamenti naturali umani su quelli socioculturali. La seconda tesi – la tesi della riflessività – sottolinea la differenza tra immagine e oggetto, conoscenza e coscienza, metodo e attività e indica che l'approccio normativo si applica solo ai primi membri di queste dicotomie. Questa tesi si oppone al descrittivismo estremo nello stile di L. Wittgenstein, che esagera l'importanza degli studi di caso e della pratica dell'osservazione partecipante. La critica è la terza tesi della nuova epistemologia sociale. Implica domande radicali, l'applicazione del rasoio di Occam ai risultati dell'interpretazione, dell'intuizione intuitiva e dell'immaginazione creativa. L’avanguardia della critica è rivolta all’intuizionismo mistico come pratica epistemologica di connessione al “flusso della coscienza mondiale”. Ciò non significa limitare l’analisi epistemologica alla conoscenza scientifica. Le forme di conoscenza extrascientifica dovrebbero, ovviamente, essere studiate utilizzando fonti oggettive: i risultati di studi religiosi, etnografici e culturali. E infine, l’ideale regolatore della verità dovrebbe essere preservato come condizione per la conoscenza teorica e la sua analisi. Allo stesso tempo, è necessario costruire una definizione tipologica di verità che ne consenta l'uso operativo nel contesto di una varietà di tipi di conoscenza e attività. Questa posizione si oppone sia al realismo ingenuo che al relativismo. Sull'argomento S. e. Nonostante l’ovvietà della domanda centrale: cos’è la socialità? - raramente viene affermato esplicitamente e altrettanto raramente viene affrontato intenzionalmente in opere straniere su S. e. una definizione banale della socialità come interessi, forze politiche, sfera dell'irrazionale, interazioni, gruppi e comunità. Si scopre che S. e. prende semplicemente in prestito un elemento dell'area tematica dalla sociologia, dagli studi culturali, dalla storia e dalla psicologia sociale, che si adatta bene all'orientamento naturalistico di una serie di tendenze della filosofia moderna. Tuttavia, il pensiero filosofico stesso, di regola, assume una posizione diversa.

La filosofia fornisce definizioni indipendenti dell’uomo e del mondo, basate proprio sulla loro correlazione e costruendo un concetto specifico di “mondo dell’uomo”. Pertanto, uno dei compiti principali di S. e. oggi - per capire di che tipo di socialità stiamo parlando nel contesto dell'analisi filosofica della conoscenza. Specificare generale la sua comprensione delle relazioni la comprensione della conoscenza con la socialità e il rapporto tra socialità e conoscenza - consente la tipologia della socialità. Il primo tipo di socialità è la permeazione della conoscenza con forme di attività e comunicazione, la capacità di esprimerle in modo specifico, assimilandone e visualizzandone la struttura. Questa è la “socialità interna” della cognizione, una proprietà inerente all'attività cognitiva di una persona, anche se è esclusa da tutte le connessioni sociali esistenti (Robinson Crusoe). La capacità di un soggetto di pensare, generalizzando i suoi atti pratici e sottoponendo a riflessione le procedure del pensiero stesso, è un prodotto socioculturale incorporato in una persona dall'educazione e dall'esperienza. Allo stesso tempo, il soggetto produce schemi ideali e conduce esperimenti mentali, creando le condizioni per la possibilità di attività e comunicazione. Il secondo tipo di socialità - la “socialità esterna” - appare come la dipendenza delle caratteristiche spazio-temporali della conoscenza dallo stato dei sistemi sociali (velocità, ampiezza, profondità, apertura, occultamento). I sistemi sociali costituiscono anche requisiti per la conoscenza e criteri per la sua accettazione. Il soggetto conoscente utilizza immagini e analogie raccolte dalla società contemporanea. L’atomismo scientifico naturale è stato ispirato dall’ideologia e dalla moralità individualistica. All’interno del paradigma meccanicistico, Dio stesso ha ricevuto l’interpretazione del “supremo orologiaio”. La metodologia dell'empirismo e dello sperimentalismo è debitrice al viaggio e all'avventura nel contesto delle grandi scoperte geografiche. Tutti questi sono segni che la conoscenza appartiene all'era del Nuovo Tempo. Il terzo tipo di socialità è rappresentato dalla “socialità aperta”. Esprime l'inclusione della conoscenza nelle dinamiche culturali, o il fatto che la sfera totale della cultura è la principale risorsa cognitiva di una persona. La capacità di una persona di prendere un libro scelto a caso dallo scaffale di una biblioteca e di diventare dipendente dai pensieri che ha letto è un segno della sua appartenenza a una cultura. La cultura è la fonte della creatività, la creatività è l'apertura della conoscenza alla cultura, si può crea solo stando sulle spalle dei titani. La stessa circostanza che la conoscenza esiste in molte forme e tipi culturali diversi è un’altra manifestazione di socialità aperta. Uno studio specifico dei tipi di socialità presuppone il coinvolgimento dei risultati e dei metodi delle scienze sociali e umanistiche nella circolazione epistemologica.

Da qui l'importanza dell'orientamento interdisciplinare di S. e. Metodi S.e. Tra i metodi specifici di S. e. il posto di primo piano è occupato dai prestiti dalle scienze sociali e umanistiche. La pratica dei casi di studio e degli studi “sul campo” dei laboratori è adottata dalla storia e dalla sociologia della scienza. La teoria retorica viene applicata come approccio all'analisi del discorso scientifico. Un altro metodo analitico utilizzato in economia è la teoria della probabilità. Ad esempio, può essere utilizzato per prescrivere cambiamenti razionali nel grado di convinzione di un soggetto cognitivo, nel valutare il grado di fiducia in altri soggetti e il loro grado di convinzione (vedi: Lehrer K., Wagner C. Rational Consensus in Science and Società Dordrecht, 1981). Alcuni metodi di analisi economica e di teoria dei giochi possono essere utili anche per l’epistemologia sociale. Come metodo più tipico, S. e.

31. La fenomenologia come indirizzo della filosofia moderna

casi studio. L'idea dei casi di studio è la descrizione più completa e teoricamente scarica di uno specifico episodio cognitivo al fine di dimostrare (“mostrare”) la socialità della cognizione. Il compito è mostrare come i fattori sociali determinano le decisioni fondamentali del soggetto cognitivo (formazione, promozione, giustificazione, scelta di un'idea o di un concetto).

Fenomenologia

La fenomenologia è una delle tendenze principali e più influenti nella filosofia e nella cultura del XX secolo. Le idee del fondatore della fenomenologia, Edmund Husserl (1859-1938), hanno avuto un enorme impatto su tutti i principali movimenti filosofici, così come sul diritto e sulla sociologia, sulle scienze politiche, sull'etica, sull'estetica, sulla psicologia e sulla psichiatria. La diffusione della fenomenologia non è limitata dai confini del filosofare europeo: essendo emersa in Germania, si è sviluppata e continua a svilupparsi attivamente in altri paesi, inclusa la Russia.

L'idea principale della fenomenologia è l'intenzionalità (dal latino intentio - impegno), che presuppone l'inseparabilità e allo stesso tempo l'irriducibilità della coscienza e dell'essere: l'esistenza umana e il mondo oggettivo. L’intenzionalità esprime la tesi originale di Husserl “Ritorno agli oggetti stessi”, che significa la ricostruzione dei significati della vita direttamente sperimentati che sorgono tra la coscienza e l’oggetto.

Dal punto di vista della fenomenologia, porre la questione del mondo stesso è del tutto errato: gli oggetti devono essere intesi come correlati alla coscienza. L'oggettività del mondo è correlativa: gli oggetti sono sempre correlati alla memoria, alla fantasia, al giudizio, cioè l'oggettività è sempre vissuta. La coscienza è sempre coscienza di qualcosa Pertanto, l'analisi fenomenologica è un'analisi della coscienza stessa, in cui è rappresentato il mondo.

Il significato e il significato di un oggetto sono correlati al modo in cui viene colto dalla coscienza. Pertanto, la fenomenologia non si concentra sull'identificazione di una conoscenza del mondo precedentemente sconosciuta e sul suo allineamento con ciò che è già noto, ma sulla presentazione del processo stesso di percezione del mondo, cioè sul mostrare le condizioni e le possibilità della conoscenza come processo di formare significati che vengono percepiti nelle proprietà e nelle funzioni di un oggetto. La coscienza, in altre parole, è indifferente se gli oggetti esistano realmente o se siano un'illusione o un miraggio, perché nella realtà della coscienza c'è un intreccio di esperienze, proprio come i corsi d'acqua si torcono e si intrecciano in un flusso comune. Non c'è nulla nella coscienza tranne i significati di oggetti reali, illusori o immaginari.

La fenomenologia ha subito cambiamenti significativi sia nel concetto del suo fondatore Husserl che in molte modifiche, tanto che la sua storia, osserva il famoso filosofo francese Paul Ricoeur, può essere presentata come la storia delle “eresie” di Husserl. Husserl parte dall'idea di creare una scienza della scienza, una scienza filosofica. La filosofia, scrive, “è chiamata ad essere una scienza rigorosa e, inoltre, che soddisfi i più alti bisogni teorici, e che in senso etico e religioso renda possibile una vita governata dalle pure norme della ragione”. Il filosofo vuole rispondere chiaramente alla domanda su cosa siano essenzialmente le “cose”, gli “eventi”, le “leggi della natura”, e quindi si interroga sull'essenza della teoria e sulla possibilità stessa della sua esistenza. All’inizio del suo sviluppo, la fenomenologia pretendeva proprio di costruire la filosofia come scienza rigorosa. Questo è esattamente ciò che viene chiamata “La filosofia come scienza rigorosa” una delle opere principali di Husserl del primo periodo.

Nei suoi primi lavori, Husserl fu particolarmente attivo nell'opporsi allo psicologismo, che nacque dalla psicologia sperimentale che pretendeva di essere accurata. Lo psicologismo ha sviluppato una tale idea di logica e pensiero logico, in cui si basava sulle forme del comportamento di vita delle persone - la verità in questo caso si è rivelata relativa e soggettivizzata, poiché ha agito come risultato del "sentimento" di una persona ” delle sue esperienze nel mondo degli oggetti.

Sottolineando giustamente la vicinanza dello psicologismo con l'idea di Protagora, secondo la quale l'uomo è la misura di tutte le cose , Husserl svilupperà la sua dottrina scientifica come dottrina di un'unica verità che supera ogni temporalità. E questa verità ideale deve indubbiamente avere un carattere vincolante universale e la proprietà dell'evidenza.

La scoperta di questa verità evidente presuppone un metodo speciale per avvicinarsi ad essa.

Il significato della parola FENOMENOLOGIA nel più recente dizionario filosofico

Husserl comincia con una posizione che chiama installazione naturale, in cui il filosofo, come ogni persona, è rivolto alla pienezza della vita umana - il suo corso naturale, nel processo del quale l'umanità trasforma intenzionalmente il mondo in atti di volontà e azione. Mondo naturale è intesa in questo caso come l'intera totalità delle cose, degli esseri viventi, delle istituzioni sociali e delle forme di vita culturale. L'atteggiamento naturale non è altro che una forma di attuazione della vita totale dell'umanità, che procede in modo naturale e pratico. Ma la vera posizione filosofica, che Husserl chiama trascendentale, si svolge in opposizione all'atteggiamento naturale: ciò che è significativo per la vita quotidiana deve essere eliminato dalla conoscenza filosofica. Il filosofo non dovrebbe trasformare l'atteggiamento naturale nel punto di partenza della sua analisi; dovrebbe solo preservare l'idea della datità del mondo in cui vive una persona.

È necessario, quindi, individuare l'essenza generica del pensiero e della conoscenza, e per questo compiere una speciale azione cognitiva, che si chiama riduzione fenomenologica . L'atteggiamento naturale deve essere superato dalla comprensione trascendentale della coscienza.

Il primo stadio della riduzione fenomenologica è la riduzione identica, in cui il fenomenologo “mette tra parentesi” l’intero mondo reale e si astiene da qualsiasi valutazione e giudizio.

Husserl chiama questa operazione « era» . Tutte le affermazioni che emergono nel processo di installazione naturale sono il risultato « era» superare. Liberandosi nella prima fase dall'uso di qualsiasi giudizio riguardante l'esistenza spazio-temporale del mondo, il fenomenologo nella seconda fase della riduzione fenomenologica mette tra parentesi tutti i giudizi e i pensieri di una persona comune sulla coscienza e sui processi spirituali.

Solo dopo l'operazione di purificazione la coscienza è in grado di impegnarsi nella considerazione dei fenomeni, elementi integranti della percezione del mondo, colti in atti intuitivi. Questo flusso di coscienza non può essere osservato dall'esterno, può solo essere sperimentato - e in questa esperienza ogni persona stabilisce per sé l'indubbia verità delle essenze del mondo. Il significato della vita è, per così dire, afferrato direttamente dalla coscienza esperienziale del fenomenologo.

Nell'analisi intenzionale fenomenologica viene costruita una sequenza olistica di percezioni, le cui posizioni principali sono atti dell'aspetto oggettivo (noema) e aspetto della coscienza (conoscenza) . L'unità degli aspetti noematici e noetici dell'attività cosciente assicura, secondo Husserl, la sintesi della coscienza: l'integrità dell'oggetto è riprodotta dalla coscienza integrale. Il rappresentante della filosofia dell’esistenzialismo, J. P. Sartre, che fu fortemente influenzato dalle idee di Husserl, scrive che “Husserl introdusse nuovamente il fascino nelle cose stesse. Ci ha restituito il mondo degli artisti e dei profeti: spaventoso, ostile, pericoloso, con i rifugi della grazia dell’amore”. In altre parole, la fenomenologia ripristina la fiducia nelle cose stesse senza dissolverle nella coscienza percepente. Ci sono ragioni per tale affermazione: il metodo fenomenologico è interpretato come un modo di “percezione dell'essenza” intuitivamente contemplativa attraverso i fenomeni. Cioè i dati della coscienza attraverso i quali questa o quella realtà o contenuto semantico si rappresenta.

Husserl denota il fenomeno con le seguenti parole: “se stesso attraverso se stesso rivelante, rivelante”. La particolarità del fenomeno è che è multistrato e comprende sia prove ed esperienze dirette, sia significati e significati che vengono posti attraverso l'oggetto. È nei significati che si costruisce la relazione con un oggetto: si scopre che usare affermazioni secondo il significato e, con l'aiuto di un'affermazione, entrare in relazione con un oggetto significa la stessa cosa.

La coscienza in questo caso, per così dire, si apre per incontrare il mondo oggettivo, vedendo in esso non caratteristiche e caratteristiche casuali, ma l'universalità oggettiva. Inoltre, il fenomeno non è un elemento del mondo reale: è creato e controllato dal fenomenologo per la penetrazione più completa nel flusso della coscienza percettiva e per la scoperta della sua essenza.

La riflessione fenomenologica non significa altro che un appello all'analisi dei principi essenziali della coscienza individuale, in cui l'introspezione, l'introspezione e l'autoriflessione sono molto importanti. Un fenomenologo deve imparare a immaginare, a discernere le essenze nel mondo e a navigare liberamente nel mondo delle “essenze autorivelanti” che crea. In questo caso la struttura della percezione è temporale o temporale: ora il punto è collegato alla ritenzione (ricordo) e alla protensione (aspettativa). Notiamo che in questo caso Husserl sviluppa la comprensione del tempo che già aveva maturato nella filosofia medievale con Agostino: non stiamo parlando del tempo oggettivo, ma del tempo dell'esperienza. In definitiva, la comprensione fenomenologica della coscienza e del tempo risulta essere orientata verso un'attenzione estrema al mondo e si esprime nell'imperativo: "Guarda!"

Successivamente, la fenomenologia si è evoluta da un orientamento empirico o descrittivo verso il trascendentalismo, cercando di correlare l'idea di intenzionalità e di fenomeno con la struttura del mondo reale come universo di connessioni vitali. In lavorazione tra 20-30 anni. Husserl affronta i problemi intersoggettività, che solleva la questione dei prerequisiti storico-sociali per lo sviluppo della coscienza. In altre parole, il problema dell'interazione e della comprensione dei soggetti fenomenologici è risolto, perché la procedura del “bracketing” ha portato in un certo senso alla perdita delle possibilità di comprensione e di comunicazione.

Giustificando questa sfera di interazione, Husserl introduce il concetto "mondo della vita" , che è intesa come sfera e totalità dell'“evidenza primaria” e costituisce la base di ogni conoscenza. Una persona realizza una certa percezione di se stessa come immersa nel mondo e preserva questa percezione nel suo significato costante e nel suo ulteriore sviluppo. Il mondo della vita è prescientifico nel senso che è stato dato prima della scienza e continua ad esistere in questa originalità. Il mondo della vita è primordiale e primario rispetto a ogni esperienza possibile. Compito della fenomenologia in questo caso è quello di valorizzare il diritto originario primordiale dell’evidenza vitale e di riconoscere al mondo della vita una indubbia priorità rispetto ai valori dell’evidenza logico-oggettiva.

Ulteriore sviluppo della tradizione fenomenologica nelle opere di M. Heidegger (1889-1976), G. Späth (1879-1940), R. Ingarden (1893-1970), M. Scheler (1874-1928), M. Merleau- Ponty (1908-1961), J. - P. Sartre (1905-1980) sono associati, da un lato, all’assimilazione del suo metodo, e dall’altro, alla critica delle tesi fondamentali di Husserl. M. Heidegger, sviluppando e trasformando l'idea di intenzionalità, ha definito l'esistenza umana stessa come l'inseparabilità del mondo e dell'uomo, quindi il problema della coscienza, a cui Husserl ha prestato tanta attenzione, passa in secondo piano. In questo caso non parleremo della varietà dei fenomeni, ma dell'unico fenomeno fondamentale: l'esistenza umana.

La verità appare come la correttezza della rappresentazione rivelata all'uomo.

Il fenomenologo russo G. Shpet si è rivolto allo studio dei problemi della psicologia etnica come un dato irriducibile di integrità ed esperienza ideologica. J. - P. Sartre presenta una descrizione delle strutture esistenziali della coscienza, private della possibilità di comprensione e identificazione. Il fenomenologo polacco R. Ingarden ha studiato i problemi della vita, i valori e i costumi culturali (cognitivi, estetici e sociali) e morali, comprendendo per valori le entità culturali che mediano tra l'uomo e il mondo. Per il fenomenologo francese Merleau-Ponty, la fonte del significato dell'esistenza è nel corpo animato umano, che funge da intermediario tra la coscienza e il mondo.

Avendo sviluppato idee sull'esistenza della coscienza, la fenomenologia ha avuto e continua a influenzare la maggior parte dei movimenti filosofici e culturali del XX secolo. I problemi di significato, significato, interpretazione, interpretazione e comprensione sono attualizzati proprio dalla tradizione fenomenologica, il cui vantaggio è che nella dottrina fenomenologica della coscienza si rivelano le possibilità estreme di diversi metodi di creazione di significato.